lunedì 31 luglio 2017

Un’esplosione ha colpito l’ambasciata irachena di Kabul

L'attacco si è verificato nel quartiere Shaw-e Naw, nel nord-ovest della città. Il sedicente Stato Islamico ne ha rivendicato la responsabilità


Esplosioni e diversi colpi di arma da fuoco sono stati avvertiti nelle vicinanze della stazione di polizia e dell’ambasciata irachena di Kabul, in Afghanistan. A riportare la notizia sono stati ufficiali della sicurezza della capitale afgana.

L’attacco si è verificato nel quartiere Shaw-e Naw, nel nord-ovest della città. Alle deflagrazioni sono seguiti colpi di armi automatiche.

La polizia ha confermato ai media afgani che si è trattato di un’esplosione. Tuttavia i dettagli non sono ancora chiari.

Secondo quanto riportano Reuters e Bbc, il sedicente Stato Islamico ha rivendicato la responsabilità dell’attacco. La notizia della rivendicazione è stata diffusa dall’organo di propaganda dell’Isis Amaq.

Fonte: The Post Internazionale

Putin ha annunciato che 755 diplomatici degli Stati Uniti dovranno lasciare la Russia

La decisione giunge come ritorsione alle nuove sanzioni votate dal Congresso statunitense contro Mosca. Già nei giorni scorsi il ministero degli Esteri russo aveva chiesto a Washington di ridurre il proprio staff


Il presidente russo Vladimir Putin, in un’intervista esclusiva alla tv Rossiya 1 TV, ha dichiarato che 755 diplomatici statunitensi dovranno abbandonare le loro missioni politiche in Russia, in rappresaglia per le nuove sanzioni contro Mosca approvate dal senato statunitense.

“La parte statunitense ha fatto una mossa che, è importante notare, non era stata provocata da nulla, per peggiorare le relazioni tra Russia e Stati Uniti”, ha spiegato il presidente russo. “Tra queste azioni vi sono restrizioni illegali e tentativi di influenzare altri paesi del mondo nostri alleati, che sono interessati a sviluppare e avere relazioni con la Russia”.

“Abbiamo aspettato abbastanza a lungo sperando che la situazione cambiasse in meglio. Ma sembra che non cambierà in un futuro prossimo, per questo” – ha continuato Putin – “ho deciso che era arrivato per noi il momento di dimostrare che vogliamo reagire a quanto sta accadendo”.

Nei giorni scorsi, dopo il via libera del Congresso statunitense alle nuove sanzioni, il ministero degli Esteri russo aveva fatto sapere di aver chiesto a Washington di ridurre a 455 il numero dei diplomatici statunitensi presenti nello staff in Russia. Solo nell’ambasciata di Mosca gli addetti sono circa 1.100, poi ci sono i consolati di San Pietroburgo, Ekaterinburg e Vladivostok.

Fonte: The Post Internazionale

domenica 30 luglio 2017

Una persona è morta in una sparatoria in una discoteca in Germania

Credit: Reuters

Nella zona industriale di Costanza, nella Germania sud-occidentale, presso la discoteca Grey Club, una persona è morta e altre quattro sono rimaste ferite a seguito di un conflitto a fuoco.

L’uomo che ha sparato è un iracheno di 34 anni che ha successivamente tentato di fuggire.

Una volta uscito dal locale, l’iracheno ha aperto il fuoco contro le forze dell’ordine che lo hanno ferito gravemente. L’uomo, trasportato subito in ospedale, è morto poco dopo.

Tra i quattro feriti ci sono un agente di polizia e un buttafuori della discoteca.

L’episodio è avvenuto alle 4:30 del mattino. L’uomo risiedeva nel paese da anni e non è un richiedente asilo.

Al momento non risultano altre vittime e la polizia non conferma che sia un episodio legato al terrorismo.

“Non c’è conferma al momento del movente”, ha detto alla stampa Fritz Beziker, il portavoce della polizia della città.

“Le indagini sono ancora in corso ma le circostanze dell’evento ci portano a escludere la pista terroristica”.

I fatti sono avvenuti a poche ore da un altro episodio avvenuto ad Amburgo, in cui un cittadino degli Emirati Arabi Uniti ha accoltellato diverse persone in un supermercato nella città settentrionale tedesca.

Fonte: The Post Internazionale

L’attentatore di Amburgo è un ex rifugiato a cui fu negato l’asilo

Ahmad A. secondo i media tedeschi aveva fatto domanda di asilo in diversi paesi europei ma era stato respinto

Credit: Reuters

Il 26enne che ha accoltellato alcune persone in un supermercato di Amburgo, uccidendo un uomo di 50 anni, è nato negli Emirati Arabi Uniti.

L’uomo è un richiedente asilo che aveva già fatto domanda come rifugiato in Norvegia, in Svezia e in Spagna.

L’asilo gli era stato rifiutato in tutti e tre questi paesi, esattamente come in Germania, paese da cui non era stato rimpatriato in quanto sprovvisto di documenti.

“Quello che mi fa arrabbiare è che il responsabile è una persona che ha chiesto protezione in Germania e che ha rivolto il suo odio contro di noi”, ha detto alla stampa Olaf Scholz, sindaco di Amburgo.

“Questi criminali vogliono avvelenare di paura la nostra società, ma non ci riusciranno”.

Secondo le autorità, l’uomo, nella giornata di venerdì 28 luglio è entrato in un supermercato tra Fuhlsbüttler Strasse e Hermann Kauffmann Strasse, nel nord della città, aggredendo un uomo di 50 anni con un coltello di 20 centimentri.

La vittima è morta sul colpo così il 26enne ha aggredito altri due clienti del negozio urlando “Allahu Akbar”, letteralmente “Dio è grande” in arabo.

L’uomo è poi uscito in strada ferendo altri quattro passanti, finché, inseguito da alcuni cittadini, non è stato fermato e malmenato con alcune sedie e finalmente arrestato dalla polizia.

“Era considerato un caso sospetto ed era noto come islamista ma non come jihadista”, ha dichiarato alla stampa il responsabile dell’Interno della città stato di Amburgo, Andy Grote.

Il ministro Grote ha poi sottolineato l’instabilità psicologica del soggetto. “Al momento è impossibile stabilire quale sia stato l’elemento scatenante tra le motivazioni religiose e l’instabilità psicologica” ha aggiunto.

Il soggetto era noto alle forze di sicurezza tedesche ed era stato segnalato da un conoscente che ne aveva notato il mutamento nelle abitudini e un rinnovato quanto insolito rigore religioso.

Il 26enne alloggiava dal 2015 in un centro per richiedenti asilo ad Amburgo, luogo perquisito nella notte dalle forze speciali tedesche.

“Se abbiamo trovato qualcosa al momento non possiamo dirlo”, ha detto un portavoce della polizia locale al quotidiano tedesco Bild.

– LEGGI ANCHE: Un uomo ha accoltellato alcune persone in un supermercato ad Amburgo

Fonte: The Post Internazionale

sabato 29 luglio 2017

L’acqua a Roma non sarà razionata per il momento

Lo ha stabilito in extremis il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, assumendosi personalmente la responsabilità di questa decisione


Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti ha stabilito che l’acqua a Roma non sarà razionata, assumendosi personalmente la responsabilità di questa decisione.

A dispetto di quanto aveva invece continuato ad affermare Acea, dunque, non avverrà più – almeno per ora – il razionamento idrico per 1,5 milioni di cittadini a Roma, previsto a partire dal prossimo lunedì 31 luglio.

Le interruzioni dell’acqua a Roma, di cui si è parlato ampiamente in questi ultimi giorni, sarebbero state suddivise in diversi turni di 8 ore al giorno ciascuna.

Come si è arrivati fin qui

Inizialmente il governatore della regione Lazio, Nicola Zingaretti, aveva deciso di sospendere il prelievo dell’acqua dal lago di Bracciano al fine di frenare il prosciugamento del bacino idrico, messo a dura prova dalla siccità di questa stagione.

Tuttavia Acea – operatore nazionale nel settore idrico che fornisce servizi nelle regioni Lazio, Toscana, Umbria e Campania – aveva criticato la soluzione della regione di stoppare il prelievo dell’acqua dal lago di Bracciano, definendola abnorme, illegittima e inutile. L’unica via percorribile, dal punto di vista di Acea, era a quel punto di razionare l’acqua nella città di Roma.

La questione del lago di Bracciano

Dal lago di Bracciano vengono prelevati 86 mila metri cubi al giorno, che sono pari a un prosciugamento di 1,5 millimetri. L’acqua prelevata dal lago laziale contribuisce all’8 per cento del fabbisogno della popolazione, cioè fornisce il servizio a circa 200mila cittadini, lontani dal milione e mezzo che dovrebbe riguardare il razionamento.

Fonte: The Post Internazionale

La Camera ha approvato il decreto legge sui vaccini

Con 296 voti a favore, 92 contrari e 15 astenuti il decreto vaccini è legge. Il Senato lo aveva già approvato lo scorso 20 luglio


La Camera ha dato il via libera definitivo al cosiddetto decreto sui vaccini obbligatori con 296 voti a favore, 92 contrari e 15 astenuti. Il governo aveva posto la fiducia sul decreto, che era stata votata alcune ore fa con 305 voti a favore, 147 contrari e due astenuti.

Con 172 voti a favore, 63 contrari e 13 astenuti, l’aula del Senato l’aveva approvato lo scorso 20 luglio. La discussione in Senato sulla Conversione in legge del decreto del 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, era stata avviata l’11 luglio.

L’iter legislativo

Il 7 giugno il governo aveva varato il decreto numero 73, dal titolo Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, con scadenza per essere convertito entro il 6 agosto. Il giorno seguente il decreto è stato assegnato alla 12ª Commissione permanente (Igiene e sanità) in sede referente che vi ha posto una serie di emendamenti e ha terminato l’esame il 10 luglio.

Che cosa prevede il testo del disegno di legge, dopo l’approvazione degli emendamenti

Il disegno di legge, che converte il decreto-legge del 7 giugno, amplia l’elenco delle vaccinazioni obbligatorie per i minori, che sono gratuite e revisiona le sanzioni previste per chi non provvede a vaccinare i propri figli o bambini che gli sono affidati. La principale modifica dal testo del decreto, dopo il passaggio in Commissione, riguarda la riduzione delle vaccinazioni obbligatorie, passate da 12 a 10: polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse, emofilo di tipo B, morbillo, parotite, rosolia e varicella.

A queste, poi, se ne aggiungono altre quattro consigliate ma non obbligatorie: anti-meningococco B e C, anti-pneumococco e anti-rotavirus.

Il Senato ha approvato, tra gli altri, l’emendamento che prevede l’istituzione dell’Anagrafe Vaccinale Nazionale, che registrerà la situazione vaccinale degli italiani. Sono state diminuite, inoltre, le sanzioni ai genitori che non vaccinano i figli ed è stato tolto il riferimento al rischio della perdita di patria potestà.

Un altro emendamento prevede che i vaccini, previa autorizzazione dell’Asl territorialmente competente, possano essere prenotati in farmacia e non anche somministrarli come era stato proposto inizialmente.

Il Senato ha poi approvato l’emendamento presentato dalla relatrice Manassero, che prevede che un soggetto già immunizzato potrà adempiere all’obbligo vaccinale con vaccini in formulazione monocomponente o combinata in cui sia assente l’antigene per la malattia per cui si è già coperti.

Vaccini obbligatori e iscrizione scolastica

Per quanto riguarda l’iscrizione a scuola, il disegno di legge prevede che le istituzioni del sistema nazionale di istruzione, i servizi educativi per l’infanzia, i centri di formazione professionale regionale e le scuole private non paritarie sono tenuti, all’atto dell’iscrizione del minore, a richiedere ai genitori che esercitano la responsabilità genitoriale e ai tutori la presentazione della documentazione che provi l’effettuazione delle vaccinazioni. La presentazione della documentazione deve essere completata entro il termine di scadenza per l’iscrizione.

La mancata presentazione della documentazione è segnalata, entro i successivi dieci giorni, all’Asl locale.

Qual è l’ordinamento attualmente in vigore in merito alle vaccinazioni?

Al momento sono obbligatorie per tutti i neonati o i bambini le seguenti vaccinazioni: anti-difterica; anti-tetanica; anti-poliomielitica; antiepatitica B. Per la violazione di queste regole sono previste sanzioni amministrative pecuniarie.

Fonte: The Post Internazionale

Da aprile oltre cento venezuelani sono morti nelle proteste contro Maduro

Continuano le manifestazioni in tutto il paese a pochi giorni dalla consultazione elettorale convocata dal presidente per nominare la nuova assemblea costituente

Alcuni dimostranti durante una protesta contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro, a Caracas. Credit: Reuters/Andres Martinez Casares

È salito a 106 il bilancio dei morti nelle proteste contro il presidente venezuelano Maduro da quando sono inizate ad aprile. Nelle ultime ore altri tre giovani sono rimasti uccisi a seguito delle violenze di piazza.

A pochi giorni dal 30 luglio, quando è previsto il voto per l’Assemblea costituente voluta dal presidente, i partiti di opposizione hanno convocato una manifestazione di massa in tutto il paese.

Lo sciopero nazionale di 48 ore voluto dagli oppositori di Maduro ha portato all’uccisione di sette persone, tra cui un ragazzo di 16 anni, uno di 20 e uno di 28, morti negli scontri con la polizia avvenuti a Caracas nelle ultime ore.

Nel frattempo, gli Stati Uniti, dopo aver imposto sanzioni al governo venezuelano, hanno ordinato ai familiari dei diplomatici statunitensi che vivono nella capitale venezuelana di lasciare il paese.

“Il regime ha annunciato che sono proibite le manifestazioni e noi risponderemo con la presa del Venezuela”, ha dichiarato il tavolo dell’unità democratica, composto dai partiti dell’opposizione al governo di Maduro.

Le Nazioni Unite intanto hanno fatto appello alle parti perché torni la calma nel paese prima del voto di domenica 30 luglio.

“Il desiderio del popolo venezuelano di partecipare o meno a questa consultazione elettorale dovrebbe essere rispettato”, ha detto Liz Throssell, portavoce dell’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

“Nessuno deve essere obbligato a votare e chi vuole deve avere la possibilità di farlo liberamente”.

Il presidente è accusato di limitare la democrazia nel paese sudamericano e di aver peggiorato le condizioni di vita dei cittadini, sopprimendo spesso con la violenza le manifestazioni degli oppositori.

Maduro guida il paese dal 2013 dopo essere stato designato direttamente dal suo predecessore, Hugo Chavez, prima di morire. La contrapposizione all’interno del paese è cresciuta soprattutto dopo la decisione della Corte suprema del 29 marzo di esautorare il parlamento dei suoi poteri, facendo crescere la preoccupazione di un aumento dei poteri del presidente.

L’opposizione continua a chiedere la rimozione dalla corte dei giudici responsabili della decisione del 29 marzo e la convocazione delle elezioni generali entro il 2017. Inoltre, viene sollecitata la creazione di un canale umanitario che permetta di far arrivare i medicinali che al momento scarseggiano in Venezuela e il rilascio dei prigionieri politici.

Il 16 luglio l’opposizione convocò anche un referendum contro Maduro a cui presero parte oltre 7 milioni di persone. La consultazione non aveva alcun valore legale, ma ha avuto un grande significato simbolico in un paese attraversato da proteste e violenze quotidiane.

In realtà, la crisi venezuelana va avanti da oltre un anno e ha cause soprattutto economiche: nel 2016 tre quarti dei supermercati del paese sono rimasti vuoti lasciando la popolazione senza cibo per diversi giorni.

Il presidente Maduro attribuì la responsabilità della crisi agli Stati Uniti e ai produttori vicini alla destra, accusati di tagliare la produzione per sabotare l’economia. Il leader del paese si è trovato a gestire un sistema compromesso da alcune scelte politiche prese da Chavez che hanno portato un paese ricco di petrolio sull’orlo della bancarotta. Il precedente presidente aveva puntato molto sulla produzione petrolifera e si era indebitato con l’estero mentre portava avanti la nazionalizzazione delle imprese.

Maduro aveva cercato di rimediare stampando moneta e aumentando l’inflazione. I prezzi del cibo aumentarono tra marzo e aprile del 2016 facendo spostare i prodotti verso il mercato nero.

Fonte: The Post Internazionale

Il Giappone dice che la Corea del Nord ha lanciato un missile nelle sue acque territoriali

Lo riportano i media locali e il primo ministro Shinzo Abe. Se confermato, sarebbe il 14esimo test missilistico nordcoreano da inizio 2017


La Corea del Nord ha condotto un nuovo test missilistico, secondo quanto riportano i media locali giapponesi e sudcoreani.

Il missile sarebbe atterrato nelle acque territoriali del Giappone, ha annunciato l’emittente giapponese NHK citando funzionari del governo.

Anche il primo ministro del paese asiatico Shinzo Abe, che ha confermato la notizia, ha già richiesto un incontro tra i membri del consiglio di sicurezza nazionale.

Le autorità della Marina statunitense hanno confermato che è stato intercettato il lancio di un missile balistico partito dalla Corea del Nord.

Si tratta del 14esimo test missilistico condotto dal regime nordcoreano nel 2017.

A inizio luglio, in concomitanza con il giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti del 4 luglio, Pyongyang ha annunciato di aver condotto con successo per la prima volta il test del lancio di un missile balistico intercontinentale, in grado secondo alcuni esperti di raggiungere le coste dell’Alaska.

Questo test è solo l’ultimo di una serie di test condotti dalla Corea del Nord, ignorando completamente le normative internazionali delle Nazioni Unite.

Da alcuni giorni c’erano state speculazioni circa il fatto che la Corea del Nord avrebbe condotto un altro test missilistico intorno al 27 di luglio, in occasione dell’anniversario dell’armistizio che portò alla fine della guerra civile in Corea (1950-53).

Per la prima volta dal 2014, a inizio luglio, la Corea del Sud ha intrapreso i primi passi per intavolare una negoziazione con la Corea del Nord, ma il regime di Pyongyang non ha risposto all’invito.

Fonte: The Post Internazionale

È morto Charlie Gard

Lo hanno annunciato i genitori, Connie Yates e Chris Gard, dopo una battaglia tra la vita e la morte durata oltre cinque mesi


Charlie Gard è morto nella sera di venerdì 28 luglio 2017. Lo hanno annunciato i genitori, Connie Yates e Chris Gard, dopo aver condotto una battaglia per oltre cinque mesi al fine di salvare la vita di proprio figlio.

Charlie era un bambino britannico di appena undici mesi cui è stata diagnosticata la sindrome da deplezione del DNA mitocondriale.

Si tratta di una malattia estremamente rara, che finora ha colpito solamente 16 bambini in tutto il mondo e che causa un progressivo indebolimento muscolare. Al momento non esistono cure per questa patologia.

Come si è arrivati fin qui

Di fronte a questa rara malattia, i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra, dove Charlie Gard è stato curato, avevano chiesto al comitato etico della struttura l’autorizzazione per la sperimentazione di una terapia.

A marzo scorso però, a causa dell’aggravarsi della malattia, il bambino è stato colpito da un’encefalopatia, un’alterazione anatomo-fisiologica dell’encefalo, che si verifica quando il cervello di un individuo risulta modificato nella sua struttura e/o nelle sue funzioni. Secondo i medici, questo non avrebbe più permesso a Charlie di parlare e di mangiare in autonomia.

A quel punto è stato comunicato ai genitori di Charlie, Connie Yates e Chris Gard, che non c’era più nulla da fare e che, per questa ragione, sarebbe stato meglio sospendere le cure.

I genitori di Charlie, però, non hanno voluto rassegnarsi a questo destino e hanno trovato una clinica negli Stati Uniti disposta a proseguire le cure del figlio con un trattamento sperimentale.

Per poter curare il bambino, i coniugi Yates hanno raccolto oltre un milione e 200mila sterline da oltre 80mila donatori volontari.

Ciononostante, l’ospedale di Londra si è opposto al trasferimento, dal momento che oggi non esiste alcuna cura accettata per la rara malattia di Charlie, e non voleva fosse sottoposto a una cura sperimentale.

Fonte: The Post Internazionale

venerdì 21 luglio 2017

Il leader dei Linkin Park si è suicidato

Il corpo del frontman del famoso gruppo rock è stato rinvenuto nella sua casa di Palos Verdes, vicino Los Angeles

Credit: Reuters

Chester Bennington, cantante leader della band rock Linkin Park, si è suicidato nella sua casa del sud della California. A riferirlo è il sito statunitense che si occupa di notizie sulle celebrità TMZ.

Bennington, 41 anni, si è impiccato nella sua casa di Palos Verdes vicino Los Angeles. Le autorità di Palos Verdes non hanno potuto confermare la notizia del suicidio.

Il portavoce del dipartimento di polizia Greg Robinson ha dichiarato che il corpo è stato ritrovato intorno alle 9:00 del mattino di giovedì 20 luglio.

Bennington era sposato e aveva 6 figli, avuti da 2 mogli diverse. Il cantante ha lottato per anni con la dipendenza da droghe e alcool. In passato aveva dichiarato di aver considerato il suicidio perché era stato abusato da bambino.

Bennington era molto vicino a Chris Cornell, cantante degli Audioslave, che si suicidò a maggio. Oggi sarebbe stato il 53esimo compleanno di Cornell e il leader dei Linkin Park aveva scritto una lettera aperta a Cornell il giorno del suo suicidio.

I componenti della band Linkin Park non hanno ancora commentato l’accaduto.

Fonte: The Post Internazionale

Un terremoto ha colpito Grecia e Turchia, due morti sull’isola di Kos

Il sisma di magnitudo 6.7 ha provocato il crollo del tetto di un bar su un pontile, uccidendo due turisti e ferendo un centinaio di persone

Uno degli edifici danneggiati dal sisma sull'isola di Kos. Credit: OSMAN TURANLI

Un terremoto di magnitudo 6.7 ha colpito nella notte tra il 20 e il 21 luglio la zona del mar Egeo, tra Grecia e Turchia.

Due persone sono rimaste uccise sull’isola di Kos, in Grecia, secondo quanto riferito dalle autorità. Un centinaio di persone sono rimaste ferite sull’isola, che è una popolare meta turistica. Alcuni edifici sono stati danneggiati.

Le due vittime sono morte a seguito del crollo del tetto di un bar che si trovava su un pontile. Il sindaco di Kos ha detto che si tratta di turisti, uno di nazionalità turca e uno svedese.

L’epicentro si trova a circa 12 chilometri a nordest di Kos, vicino la costa turca, a una profondità di circa 10 chilometri, secondo l0 US Geological Survey.

Anche nella città turca di Bodrum numerose persone sono rimaste ferite mentre cercavano di mettersi al sicuro durante la scossa.

Una mappa della zona colpita. Credit: Google

Il terremoto potrebbe provocare uno tsunami di piccole dimensioni, secondo quanto riferito dalla European quake agency (EMSC).

La scossa è stata registrata alle ora 1.30 locale (la mezzanotte e mezza in Italia).

Lo scorso 12 giugno una scossa di magnitudo 6.3 ha colpito la stessa area, senza provocare danni rilevanti.

Dopo la prima scossa sono state registrate altre 160 scosse.

Al momento non risultano italiani feriti. Un gruppo di studenti della provincia di Rieti si trovano bloccati sull’isola ma sono illesi.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 20 luglio 2017

Il Senato ha approvato il decreto sui vaccini

Il testo passa ora alla Camera dei deputati che dovrà approvarlo entro il 6 agosto


Con 172 voti a favore, 63 contrari e 13 astenuti, l’aula del Senato ha approvato il decreto sui vaccini. Il disegno di legge, dopo l’ok del Senato, dovrà passare alla Camera dei deputati.

La discussione in Senato sulla Conversione in legge del decreto del 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, era stata avviata l’11 luglio.

L’iter legislativo

Il 7 giugno il governo aveva varato il decreto numero 73, dal titolo Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, con scadenza per essere convertito entro il 6 agosto. Il giorno seguente il decreto è stato assegnato alla 12ª Commissione permanente (Igiene e sanità) in sede referente che vi ha posto una serie di emendamenti e ha terminato l’esame il 10 luglio.

Che cosa prevede il testo del disegno di legge, dopo l’approvazione degli emendamenti

Il disegno di legge, che converte il decreto-legge del 7 giugno, amplia l’elenco delle vaccinazioni obbligatorie per i minori, che sono gratuite e revisiona le sanzioni previste per chi non provvede a vaccinare i propri figli o bambini che gli sono affidati. La principale modifica dal testo del decreto, dopo il passaggio in Commissione, riguarda la riduzione delle vaccinazioni obbligatorie, passate da 12 a 10: polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse, emofilo di tipo B, morbillo, parotite, rosolia e varicella.

A queste, poi, se ne aggiungono altre quattro consigliate ma non obbligatorie: anti-meningococco B e C, anti-pneumococco e anti-rotavirus.

Il Senato ha approvato, tra gli altri, l’emendamento che prevede l’istituzione dell’Anagrafe Vaccinale Nazionale, che registrerà la situazione vaccinale degli italiani. Sono state diminuite, inoltre, le sanzioni ai genitori che non vaccinano i figli ed è stato tolto il riferimento al rischio della perdita di patria potestà.

Un altro emendamento prevede che i vaccini, previa autorizzazione dell’Asl territorialmente competente, possano essere prenotati in farmacia e non anche somministrarli come era stato proposto inizialmente.

Il Senato ha poi approvato l’emendamento presentato dalla relatrice Manassero, che prevede che un soggetto già immunizzato potrà adempiere all’obbligo vaccinale con vaccini in formulazione monocomponente o combinata in cui sia assente l’antigene per la malattia per cui si è già coperti.

Vaccini obbligatori e iscrizione scolastica

Per quanto riguarda l’iscrizione a scuola, il disegno di legge prevede che le istituzioni del sistema nazionale di istruzione, i servizi educativi per l’infanzia, i centri di formazione professionale regionale e le scuole private non paritarie sono tenuti, all’atto dell’iscrizione del minore, a richiedere ai genitori che esercitano la responsabilità genitoriale e ai tutori la presentazione della documentazione che provi l’effettuazione delle vaccinazioni. La presentazione della documentazione deve essere completata entro il termine di scadenza per l’iscrizione.

La mancata presentazione della documentazione è segnalata, entro i successivi dieci giorni, all’Asl locale.

Qual è l’ordinamento attualmente in vigore in merito alle vaccinazioni?

Al momento sono obbligatorie per tutti i neonati o i bambini le seguenti vaccinazioni: anti-difterica; anti-tetanica; anti-poliomielitica; antiepatitica B. Per la violazione di queste regole sono previste sanzioni amministrative pecuniarie.

Fonte: The Post Internazionale

Il tribunale di Bologna ha stabilito che Riina resterà in carcere

Una nuova ordinanza respinge le richieste degli avvocati sul differimento di pena o la detenzione domiciliare. I legali del boss annunciano un altro ricorso


Il tribunale di sorveglianza di Bologna ha respinto la richiesta di differimento pena o, in alternativa, di detenzione domiciliare presentata dai legali del capomafia Totò Riina a causa delle sue condizioni di salute.

Il boss di Cosa Nostra resterà quindi detenuto al 41bis nel reparto riservato ai carcerati dell’ospedale di Parma.

L’ordinanza con cui la richiesta è stata rigettata riporta anche alcune dichiarazioni di Riina alla moglie Antonietta Bagarella in un colloquio video-registrato avvenuto lo scorso 27 febbraio.

“Io non mi pento, a me non mi piegheranno”, ha detto il boss.“Io non voglio chiedere niente a nessuno”, ha dichiarato riferendosi alle eventuali istanze da proporre, “mi posso fare anche 3mila anni no 30 anni”.

I giudici hanno sottolineato che “è degno di nota” il fatto che Riina asserisca che “non si piegherà e non si pentirà mai”. In un altro passaggio i coniugi affermano che i collaboratori di giustizia vengano pagati per dire il falso.

Secondo i magistrati la lucidità manifestata da Riina nel dialogo e la tipologia dei delitti commessi in passato fanno sì che, nonostante le condizioni di salute complessivamente considerate, rimane il pericolo che il boss possa commettere ulteriori gravi delitti.

Inoltre Riina, secondo i giudici, non potrebbe ricevere cure e assistenza migliori in un altro reparto ospedaliero o in detenzione domiciliare. Le cure somministrate al boss vengono definite “terapie di altissimo livello” nell’ordinanza, che ne sottolinea l’estrema tempestività di intervento.

L’avvocato del boss, Luca Cianfaroni, ha annunciato un nuovo ricorso contro il provvedimento. Una prima ordinanza che respingeva le richieste dei legali di Riina è stata annullata da una sentenza della Corte di Cassazione del 5 giugno 2017 per “difetto di motivazione”. La Corte suprema ha chiesto infatti ai giudici di prendere una nuova decisione più solida dal punto di vista delle motivazioni.

Dopo la sentenza era scoppiata una polemica sulla possibilità che Riina uscisse dal carcere. Anche Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo Borsellino, ucciso da Cosa Nostra nel 1992, è intervenuto al riguardo.

Fonte: The Post Internazionale

Tutte le condanne per il processo di Mafia Capitale

Il tribunale di Roma ha condannato Massimo Carminati a 20 anni di reclusione e Salvatore Buzzi a 19 anni


Il 20 luglio il tribunale di Roma ha emesso le sentenze di primo grado per gli imputati del processo su Mafia Capitale: Massimo Carminati 20 anni; Salvatore Buzzi 19 anni; Riccardo Brugia, 11 anni; Luca Gramazio, 11 anni; Franco Panzironi 10 anni;Luca Odevaine, 6 anni e 6 mesi; Mirko Coratti, 6 anni.

Nello specifico, per i giudici del tribunale di Roma, riunitisi per la sentenza nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, non è stata considerata valida l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso sostenuta dai pm, fatto che ha portato a condanne più basse di quelle proposte inizialmente.

Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, insieme al procuratore aggiunto Paolo Ielo e ai sostituti Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini, hanno ritenuto di aver individuato in Buzzi e Carminati i personaggi più influenti di un presunto clan che poteva contare su numerose altre figure e che poteva disporre dei favori di alcuni politici locali.

Massimo Carminati, nato a Milano nel 1958, negli anni di piombo si avvicinò all’organizzazione terrorista di estrema destra dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR) ed ebbe legami con la Banda della Magliana. Per questi fatti è stato condannato in tutto a oltre 11 anni di carcere.

Salvatore Buzzi, nato a Roma nel 1955, venne condannato a 30 anni nel 1980 per aver ucciso un suo collega di banca con cui organizzava alcuni furti. In prigione, Buzzi si laureò, fu considerato un detenuto modello e nel 1985 fondò la cooperativa 29 giugno, che si occupa di dare lavoro a detenuti. Nel 1994, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro gli concesse la grazia.

La possibile esistenza di un organizzazione criminale nota con il nome Mafia Capitale è emersa con l’operazione degli inquirenti Mondo di mezzo ed è divenuta nota il 3 dicembre 2014, quando Buzzi, Carminati e decine di altre persone tra cui l’ex capo di gabinetto del comune di Roma Luca Odevaine, l’ex amministratore dell’Ama Franco Panzironi e l’ex ad di Eur spa Riccardo Mancini.

Una seconda ondata di arresti nell’ambito dell’inchiesta arrivò nel giugno 2015, quando altre 44 persone finirono in manette, tra cui diversi esponenti politici locali.

Secondo gli inquirenti, tra queste persone sarebbe esistito un sodalizio criminale attivo in vari settori, ottenendo soldi pubblici con l’assistenza ai migranti ed ottenendo appalti e finanziamenti grazie alle persone a loro vicine nelle istituzioni, talvolta senza sapere di essere usate dai membri dell’organizzazione.

I pm hanno chiesto, alla fine del processo, una condanna a 28 anni di carcere per Massimo Carminati e di 26 anni e 8 mesi per Salvatore Buzzi. Oltre a loro due, sono stati richiesti 25 anni e 10 mesi per Riccardo Bruggia, 22 per Fabrizio Testa, 21 per Franco Panzironi e 19 e 6 mesi per Luca Gramazio.

Fonte: The Post Internazionale

mercoledì 19 luglio 2017

In ricordo di Paolo Borsellino


Il 19 luglio del 1992, alle ore 16.55, una Fiat 126 con circa 100 kg di tritolo esplose fragorosamente in Via D'Amelio, assassinando il Giudice Paolo Borsellino e gli angeli della sua scorta.



'Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola' (Paolo Borsellino)

Il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa si è dimesso

Le dimissioni del politico, che ha un passato in Forza Italia e ha aderito al gruppo Alternativa popolare, sono state presentate al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni

Foto dal blog di Enrico Costa

Il ministro per gli Affari Regionali, Enrico Costa, ha presentato le proprie dimissioni al presidente del Consiglio dei ministri mercoledì19 luglio 2017.

Costa, che ha un passato in Forza Italia e ha aderito al gruppo Alternativa popolare guidato da Angelino Alfano, si è opposto al disegno di legge sullo ius soli, la cui approvazione è stata rinviata dal governo Gentiloni al prossimo autunno.

“In questi mesi ho espresso il dissenso su alcuni provvedimenti (ius soli, processo penale), motivando dettagliatamente le mie posizioni”, ha scritto Costa nella lettera di dimissioni consegnata al presidente del Consiglio. “C’è chi ha ritenuto queste opinioni fonte di pregiudizio per il Governo”.

“Non posso far finta di non vedere la schiera di coloro che scorgono un conflitto tra il mio ruolo ed il mio pensiero. E siccome non voglio creare problemi al Governo rinuncio al ruolo e mi tengo il pensiero”.

Costa ha ringraziato comunque il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per l’esperienza di governo che gli ha consentito di fare.

“Ho avuto un’occasione unica ed ho fatto un’esperienza bellissima, sempre con il massimo impegno”, ha detto l’ex ministro. “Ora faccio un passo indietro, perché le convinzioni vengono prima delle posizioni. A chi mi consiglia di mantenere comodamente il ruolo di Governo, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, rispondo che non voglio equivoci, né ambiguità. Allungherò la lista, peraltro cortissima, di Ministri che si sono dimessi spontaneamente”.

Fonte: The Post Internazionale

Trump e Putin hanno avuto un secondo incontro durante il G20

Un funzionario della Casa Bianca ha confermato l'incontro, che è avvenuto durante una cena dei leader del vertice

Reuters: Carlos Barria

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin hanno avuto un secondo incontro, di cui in precedenza non era stata diffusa notizia, durante una cena dei leader del G20 di Amburgo, in Germania.

Un funzionario della Casa Bianca ha confermato la notizia martedì 18 luglio 2017, dopo che alcuni media avevano riportato dell’incontro.

L’incontro ufficiale tra i due leader si è svolto il 7 luglio ed è durato due ore. Durante la conversazione Putin ha negato l’influenza russa sulle elezioni statunitensi del 2016.

Il funzionario della Casa Bianca non ha reso noto quanto sia durato il secondo incontro o cosa sia stato discusso. Ha parlato di una breve conversazione più che di un secondo incontro. I media statunitensi sostengono che l’incontro sia durato un’ora.

Il presidente Trump ha negato che ci sia stata una “cena segreta” sostenendo che si tratta di una notizia falsa.
Secondo le informazioni il presidente statunitense era da solo, mentre Putin ha partecipato all’incontro con il suo interprete ufficiale.

Le relazioni tra Russia e Stati Uniti sono oggetto di un’inchiesta dell’Fbi riguardo la presunta collusione tra funzionari russi e membri della campagna del presidente Trump.

Anche il figlio del leader, Donald Trump jr., è stato coinvolto dopo la diffusione della notizia di un suo incontro con un’avvocata russa legata al Cremlino, avvenuto a giugno 2016.

Fonte: The Post Internazionale

lunedì 17 luglio 2017

È morto George A Romero, regista de La notte dei morti viventi

Il suo film sugli zombie del 1968 è diventato un classico del genere horror che conta innumerevoli remake e ha dato vita a una saga

Credit: Carlos Jasso

George A Romero, regista del film La notte dei morti viventi, il film diventato un classico del genere horror, è morto a 77 anni.

Romero è morto domenica 16 luglio con la moglie e la figlia al suo fianco, dopo una battaglia “breve ma aggressiva” contro il cancro ai polmoni. Lo ha reso noto il manager del regista Chris Roe.

Romero era nato il 4 febbraio 1940 nel quartiere Bronx di New York, da padre cubano e madre lituano-statunitense. Ha iniziato la sua carriera nel cinema come direttore commerciale, prima di specializzarsi nel genere horror.

Il regista ha scritto il suo più celebre film, La notte dei morti viventi, insieme a John Russo. La pellicola, uscita nel 1968, fu realizzata con un budget molto basso. Il film combinava il genere horror alla satira sociale e ha generato negli anni una serie di remake e di sequel con al centro gli zombie, di cui l’ultimo è stato pubblicato nel 2009.

Fonte: The Post Internazionale

Il voto sullo ius soli è stato rinviato al prossimo autunno

Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. La riforma sulla cittadinanza italiana per i minori immigrati sarà discussa dopo l'estate


Domenica 16 luglio il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha annunciato che la legge sullo ius soli esce dall’agenda estiva del governo.

La decisione è maturata dopo lo scontro avvenuto all’interno dell’esecutivo, con i centristi che si oppongono alla riforma, e in seguito all’aumento degli sbarchi di migranti in Italia.

Già venerdì 14 luglio il Partito Democratico aveva dichiarato che la riforma sulla cittadinanza italiana per i minori immigrati è necessaria, ma non da mettere a rischio la durata della legislatura.

“Tenendo conto delle scadenze urgenti non rinviabili in calendario al Senato e delle difficoltà emerse in alcuni settori della maggioranza non ritengo ci siano le condizioni per approvare il ddl sulla cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia prima della pausa estiva”, ha detto in una nota il presidente del Consiglio. Si tratta comunque di una legge giusta. “L’impegno mio personale e del governo per approvarla in autunno rimane”.

“Gentiloni ha gestito la vicenda dello ius soli con realismo, buonsenso e rispetto per chi sostiene il suo governo”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Angelino Alfano. “Apprezziamo molto. Al tempo stesso ribadiamo che su questo provvedimento abbiamo già detto sì alla Camera e lo stesso faremo al Senato, dove una discussione più serena permetterà di migliorare il testo”. Movimento Democratico e Progressista, con Sinistra Italiana, ha criticato l’archiviazione della norma, vista come un’arresta nei confronti dei ricatti centristi e di destra.

Il rinvio è stato celebrato come una vittoria dal centrodestra. “È una vittoria della Lega”, ha detto Matteo Salvini.

Fonte: The Post Internazionale

lunedì 10 luglio 2017

Cinque carabinieri sono stati rinviati a giudizio per il caso di Stefano Cucchi

A deciderlo è stato il gup del tribunale di Roma, che ha accolto la richiesta della procura. Le accuse sono di omicidio preterintenzionale, falso ideologico in atto pubblico e calunnia


Il gup del tribunale di Roma ha disposto il rinvio a giudizio dei carabinieri imputati nell’ambito dell’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi, accogliendo la richiesta della procura di Roma avanzata a febbraio 2017.

Stefano Cucchi era un geometra romano deceduto nell’ottobre 2009 a Roma, una settimana dopo il suo arresto per possesso di droga. Secondo i legali della famiglia Cucchi, Stefano fu picchiato violentemente prima ancora dell’udienza di convalida dell’arresto, la mattina del 16 ottobre.

Dopo il ricovero all’ospedale Pertini, Stefano non fu accudito e nutrito e fu lasciato morire di fame e di sete.

Il giudice dell’udienza preliminare, Cinzia Parasporo, ha disposto il provvedimento per i tre militari, Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco che dovranno rispondere di omicidio preterintenzionale pluriaggravato dai futili motivi e dalla minorata difesa della vittima.

Mentre il maresciallo Roberto Mandolini e il carabiniere Vincenzo Nicolardi sono accusati di calunnia verso gli agenti di polizia penitenziaria. Dovranno rispondere di falso ideologico in atto pubblico e calunnia.

Nel processo la famiglia Cucchi si è costituita parte civile.

Si chiude così l’inchiesta bis avviata a dicembre 2015. La prima data del processo è stata fissata al 13 ottobre.

“Finalmente i responsabili della morte di mio fratello, le stesse persone che per otto anni si sono nascoste dietro le loro divise, saranno chiamati a rispondere di quanto commesso”, ha commentato Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.

Fonte: The Post Internazionale

Perché il Movimento 5 Stelle è contro la proposta di legge sulla propaganda fascista

È in discussione alla Camera il provvedimento presentato dal deputato Pd Emanuele Fiano. Per i deputati M5S, la legge è “sostanzialmente liberticida“


Il 10 luglio è iniziata alla Camera la discussione sulla proposta di legge – a prima firma del deputato del Partito Democratico Emanuele Fiano – sul reato di propaganda del regime fascista e nazifascista.

La proposta di legge contiene un solo articolo:

“Nel capo II del titolo I del libro secondo del codice penale, dopo l’articolo 293 è aggiunto il seguente:

Art. 293-bis. – (Propaganda del regime fascista e nazifascista). – Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.

La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici”.

L’obiettivo è introdurre una nuova fattispecie per punire alcuni comportamenti che non rientrano nella normativa vigente, ossia la cosiddetta Scelba del 1952 e quella Mancino del 1993.

“Sembrano sfuggire alle maglie di queste fattispecie di reato comportamenti talvolta più semplici o estemporanei, come ad esempio può essere il cosiddetto saluto romano che, non essendo volti necessariamente a costituire un’associazione o a perseguire le finalità antidemocratiche proprie del disciolto partito fascista, finiscono per non essere di per sé solo sanzionabili”, si legge nella presentazione della proposta di legge.

Il Movimento 5 Stelle sostiene che il provvedimento in esame sia sostanzialmente liberticida, schierandosi così con il centrodestra e la Lega Nord di Matteo Salvini nelle critiche alla proposta di legge.

Emanuele Fiano ha pubblicato sul suo profilo Facebook una foto in cui si può leggere l’unica traccia della linea del M5S, presente nell’atto parlamentare:



I parlamentari del Movimento avevano già presentato in commissione Affari costituzionali la loro contrarietà al provvedimento, spiegando che la nuova proposta di legge rischia di punire anche “condotte meramente elogiative, o estemporanee che, pure non essendo volte alla riorganizzazione del disciolto partito fascista, siano chiara espressione delle retorica di tale regime o di quello nazionalsocialista tedesco”.

Fonte: The Post Internazionale

È stato ritrovato il corpo di Marco Gottardi, l’italiano morto nel rogo della Grenfell Tower

Il ragazzo veneziano è morto nell'incendio del palazzo insieme alla fidanzata Gloria Trevisan. I due giovani condividevano un appartamento all’interno dell’edificio andato a fuoco


Il corpo di Marco Gottardi, giovane architetto di 27 anni morto lo scorso lo scorso 14 giugno nell’incendio del grattacielo di Londra, è stato identificato. Lo ha confermato il padre del ragazzo.

Marco Gottardi era originario di San Stino di Livenza (Venezia), ha perso la vita insieme alla fidanzata Gloria Trevisan, originaria di Camposampiero, in provincia di Padova, il cui cadavere è stato identificato lo scorso 3 luglio.

“Li hanno trovati insieme, come credevamo, uno accanto all’altro: tutto ora si è compiuto. Ora aspettiamo il rientro di entrambe le salme per organizzare il funerale. Torneranno insieme in Italia”, ha detto Giannino Gottardi, il papà di Marco.

Il corpo del giovane architetto era accanto a quello della fidanzata, i due giovani condividevano un appartamento all’interno dell’edificio andato a fuoco. Entrambi erano laureati in architettura e si erano da poco trasferiti a Londra, dove collaboravano con diversi studi di progettazione.

Fonte: The Post Internazionale

sabato 8 luglio 2017

La polizia britannica ha arrestato un uomo coinvolto nell’attentato di Manchester


Un uomo di 19 anni è stato arrestato nel Regno Unito come risultato delle indagini seguite all’attentato che ha colpito la Manchester Arena il 23 maggio 2017 e che ha causato 22 vittime e 59 feriti. A riferirlo è stata l’agenzia di stampa Reuters.

“È stato arrestato perché accusato di terrorismo e rimarrà in custodia”, ha dichiarato un portavoce della polizia di Manchester. Gli agenti hanno detto che l’uomo è stato catturato all’aeroporto John Lennon di Liverpool mentre stavano effettuando una perquisizione nel sud della città, vicino a dove viveva l’attentatore Salman Abedi.

Fonte: The Post Internazionale

Trump e Putin hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco in Siria

Dopo il vertice bilaterale tra il presidente russo e quello statunitense al G20 di Amburgo si è stabilita una tregua nella zona sudovest del paese

Credit: Carlos Barria

Stati Uniti, Russia e Giordania hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco nella zona sudovest della Siria, dopo l’incontro tra il presidente statunitense Trump e il leader russo Vladimir Putin.

L’inizio del cessate il fuoco è previsto per domenica 9 luglio. La Giordania ha detto che avverrà su una linea concordata dal presidente siriano Bashar al-Assad e dei ribelli.

Era la prima volta che Trump e Putin si incontravano di persona. Il vertice tra i due leader è durato due ore e mezzo, durante le quali hanno affrontato vari argomenti, tra cui anche la guerra in Siria.

L’incontro è avvenuto a margine del G20 di Amburgo, che proseguirà anche domenica 9 luglio.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 6 luglio 2017

La riforma del codice antimafia è stata approvata al Senato

Il testo passerà ora alla Camera per l'approvazione definitiva. Tra le misure il rafforzamento dell'agenzia per i beni confiscati alla criminalità organizzata


Il Senato ha approvato giovedì 6 luglio la riforma del codice antimafia con 129 sì, 56 no e 30 astenuti. Il testo, che era rimasto a lungo bloccato in commissione al Senato, torna ora alla Camera che lo esaminerà nuovamente.

Il ministro della giustizia Andrea Orlando ha espresso soddisfazione per l’approvazione di un disegno di legge che ha avuto una gestazione lunghissima ma che, se approvato, rafforzerà l’efficienza dell’agenzia per i beni confiscati, offrirà “nuovi strumenti per il contrasto alla criminalità organizzata” e introdurrà “elementi anche di forte trasparenza nella gestione dei beni”.

Orlando ha detto che ritiene ci siano le condizioni per giungere all’approvazione definitiva del testo.

Fonte: The Post Internazionale

Il reato di tortura è diventato legge in Italia


Con 198 sì, 35 no e 104 astenuti, la Camera di Montecitorio ha approvato in via definitiva la proposta di legge che introduce il delitto di tortura nell’ordinamento italiano.

L’esame della legge in parlamento va avanti dal 2014 quando ci fu la prima approvazione al Senato. In seguito la legge è approdata alla Camera dove era stata modificata il 9 aprile del 2015. Ulteriori cambiamenti sono stati introdotti dalla commissione Giustizia.

Dopo il via libera del Senato a maggio scorso, non sono mancate le polemiche e gli appelli perché la Camera modificasse il testo. Lo scorso 17 maggio, lo stesso primo firmatario Luigi Manconi aveva deciso di non votare per il provvedimento da lui proposto come segno di polemica. Sotto accusa c’è la formulazione del reato che, tra le varie cose, viene limitato ai soli comportamenti ripetuti nel tempo.

L’ordinamento italiano si è adeguato alla convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura sottoscritta dal governo nel 1989 ma fino a oggi mai trasformata in legge. Il dibattito sulla mancanza di una norma sulla tortura si è inasprito quando l’Italia ha ammesso le sue responsabilità per le violenze contro i manifestanti del G8 del 2001 a Genova, all’interno della caserma di Bolzaneto.

Dopo un ricorso alla Corte europea dei diritti, sei delle vittime riceveranno dallo stato un risarcimento di 45mila euro ciascuna per i danni fisici e psicologici subiti.

La legge appena approvata introduce due nuovi articoli nel codice penale (il 613 bis e il 613 ter), l’articolo 191 del codice di procedura penale e l’articolo del T.U. sull’immigrazione.

La tortura è definita come la condotta di chi agendo con“violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico”.

Fonte: The Post Internazionale

Cosa ha detto Trump nella sua prima visita in Polonia da presidente

Il presidente degli Stati Uniti ha incontrato il suo omologo polacco e ha tenuto in discorso in piazza a Varsavia


Per la sua seconda visita da presidente degli Stati Uniti in Europa, Donald Trump è atterrato mercoledì 5 luglio a Varsavia, visitando per la prima volta la Polonia. Il 7 luglio il presidente volerà in Germania per il G20 di Amburgo, dove avrà luogo il suo primo incontro bilaterale con il presidente russo Vladimir Putin.

Nella sua visita, il 6 luglio Trump ha incontrato il presidente polacco Andrzej Duda nel castello reale di Varsavia. Durante il vertice, che ha visto anche la presenza di rappresentati di altri paesi dell’Europa orientale, come la Croazia, il presidente degli Stati Uniti ha toccato diversi temi.

In riferimento al paese ospite, Trump ha ringraziato l’aiuto delle forze armate polacche a quelle americane per la formazione delle forze speciali irachene. La Polonia, che ospita cinquemila soldati americani, oltre alle missioni di addestramento in Medio Oriente, ha inviato le sue truppe per combattere a fianco degli statunitensi anche in Afghanistan.

Trump ha inoltre notato che la Polonia è uno dei pochi membri della Nato a spendere il 2 per cento del proprio prodotto interno lordo per la propria difesa militare. In ambito militare poi Stati Uniti e Polonia hanno firmato oggi un accordo di compravendita di armi.

“Il governo americano ha deciso di vendere la più moderna versione dei missili Patriot alla Polonia”, ha dichiarato il ministro della Difesa polacco Antoni Macierewicz. L’accordo vale 7,6 miliardi di dollari e prevede l’acquisto di otto batterie di missili dall’azienda americana Raytheon.

Anche i temi energetici sono stati al centro del vertice. Il presidente della Polonia ha annunciato la prossima firma di un contratto per la fornitura di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti, che aiuti il paese europeo a ridurre la propria dipendenza dalle importazioni russe.

Il presidente Donald Trump ha quindi promesso che gli Stati Uniti non utilizzeranno mai le forniture energetiche come arma di ricatto contro le nazioni dell’Europa orientale e centrale, accennando velatamente alla politica intrapresa dal Cremlino negli ultimi anni nei confronti dei propri vicini.

Proprio in riferimento alla Russia, il presidente Donald Trump si è dichiarato certo che Mosca abbia interferito nelle elezioni presidenziali americane del 2016, ma che anche altri paesi avrebbero potuto fare lo stesso e ha accusato ancora il suo predecessore Obama di non aver fatto nulla per impedirlo.

Sempre in tema di rapporti internazionali, Trump ha poi chiesto a tutte le nazioni di confrontarsi con il grave comportamento della Corea del Nord. Quest’argomento sarà argomento di discussione con i leader mondiali nel G20 di Amburgo.

Alla fine dell’incontro nel palazzo reale di Varsavia, Trump ha poi tenuto il suo primo discorso in una piazza europea. Una folla con bandiere americane e polacche si è radunata nella capitale del paese per ascoltare il presidente. Tra gli ospiti speciali dell’evento anche Lech Walesa, ex leader polacco.

Durante il suo discorso in piazza il presidente ha criticato la posizione internazionale del Cremlino su Medio Oriente ed Europa orientale.

“Invitiamo la Russia a cessare le sue attività destabilizzanti in Ucraina e altrove, e il suo sostegno a regimi ostili come Siria e Iran, e ad aderire alla comunità delle nazioni responsabili nella lotta contro i nemici comuni e la difesa della civiltà stessa”, ha detto Trump.

Il presidente statunitense ha poi confermato l’impegno del proprio paese nell’aiuto ai membri dell’alleanza atlantica. “Gli Stati Uniti sostengono con forza l’articolo 5 della Nato”, ha detto Trump. “La questione fondamentale dei nostri tempi è capire se l’Occidente ha la volontà di sopravvivere”, ha aggiunto il presidente, dicendosi convinto che l’amministrazione statunitense e i suoi alleati riusciranno a vincere questa sfida. “L’Occidente non sarà mai sconfitto, i nostri popoli prospereranno e la nostra civiltà trionferà”, ha detto Trump.

La visita del presidente statunitense ha portato con sé alcune polemiche. La comunità ebraica polacca ha infatti espresso profondo rammarico per il fatto che Donald Trump non abbia programmato una visita al memoriale per onorare coloro che hanno combattuto e sono morti nella rivolta del Ghetto di Varsavia.

“Siamo profondamente dispiaciuti che il presidente Donald Trump, sebbene parlerà in pubblico a un chilometro di distanza dal monumento, abbia scelto di rompere una lodevole tradizione”, si può leggere nel comunicato emesso dalla comunità.

Fonte: The Post Internazionale

mercoledì 5 luglio 2017

I vaccini obbligatori passeranno da 12 a 10

La commissione Bilancio del Senato ha dato il parere favorevole all'emendamento sul decreto Lorenzin. Anche l'Istituto superiore di sanità approvato la decisione


La commissione Bilancio del Senato ha dato il parere favorevole a ridurre da 12 a 10 i vaccini obbligatori in Italia come previsto dall’emendamento al decreto Lorenzin, firmato dalla presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Emilia Grazia De Biasi.

Lo ha reso noto Magda Zanoni (Pd), relatrice, in quinta Commissione di Palazzo Madama. Anche l’Istituto superiore di sanità (Iss) aveva dato parere favorevole.

“L’obbligo di 10 vaccini più la garanzia di altri 4 gratuiti appare pienamente rispondente ad affrontare le problematiche epidemiologiche del paese, così come rappresentate dall’Istituto Superiore di Sanità negli ultimi tre anni”, ha dichiarato l’Iss.

I dieci vaccini obbligatori, e vincolanti per l’iscrizione a scuola, saranno quelli contro poliomielite, tetano, difterite, epatite B, hemophilus influenzae B, pertosse, morbillo, parotite, rosolia e varicella. Saranno offerti gratuitamente altri quattro vaccini: quelli contro meningococco B, meningococco C, pneumococco e rotavirus.

Il testo del ddl 2856 di Conversione in legge del decreto-legge 7 giugno 2017, n.73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale tornerà in Commissione Igiene e Sanità del Senato, che riprenderà a riunirsi il 5 luglio alle ore 20, e verrà messo in discussione in Senato giovedì 6 luglio.

Fonte: The Post Internazionale

L’Austria rivede la sua decisione di schierare l’esercito al confine con l’Italia

Il cancelliere austriaco Christian Kern ha smentito le dichiarazioni del ministro della Difesa sull'invio di mezzi corazzati al Brennero


L’Austria fa marcia indietro sulla decisione, annunciata il 4 luglio, di schierare al confine con l’Italia alcuni mezzi corazzati.

“Al momento l’Austria non eseguirà alcun controllo ai confini del Brennero e non sta per ricorrere all’impiego dell’esercito”, ha fatto sapere il cancelliere Christian Kern.

Il 4 luglio, la Farnesina aveva fatto sapere che l’ambasciatore austriaco a Roma, René Pollitzer, era stato immediatamente convocato dal governo italiano per consultazioni urgenti, dopo la minaccia del ministro della Difesa austriaco Hans Peter Doskozil di far intervenire l’esercito al Brennero.

“L’intervento dei nostri militari è indispensabile se il flusso di arrivi in Italia non si arresterà”, aveva detto il ministro Doskozil, parlando dell’intervento di 750 militari, 450 dei quali provenienti dalla stessa regione del Tirolo e gli altri dalla vicina Carinzia.

Secondo alcuni analisti si è trattato di un “grande bluff” elettorale dal momento che il prossimo 15 ottobre l’Austria dovrà affrontare le elezioni anticipate per rinnovare il parlamento.

Secondo il quotidiano la Repubblica, il rafforzamento dei controlli al confine col Brennero è parte della strategia politica del nuovo leader del centrodestra Kurz, in prima linea nell’adottare il pugno di ferro contro i migranti, pur di togliere voti all’estrema destra del partito della Libertà (Fpoe).

Fonte: The Post Internazionale

Cosa prevede il piano della Commissione europea per i migranti

L'iniziativa è stata presentata il 4 luglio e intende aiutare l'Italia con la gestione dei migranti, ridurre la pressione e aumentare la solidarietà


Il 4 luglio, la Commissione europea ha presentato un piano per sostenere l’Italia e ridurre i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale.

“Negli ultimi due anni e mezzo abbiamo compiuto enormi progressi verso la creazione di una genuina politica UE della migrazione ma l’urgenza della situazione ci impone ora di dare un serio impulso ai nostri sforzi collettivi e di non lasciare sola l’Italia”, ha dichiarato il presidente della Commissione Jean Claude Juncker.

Il piano prevede:
  • il finanziamento delle autorità libiche con 46 milioni di euro;
  • un aumento dei fondi a disposizione dell’Italia di ulteriori 35 milioni di euro immediatamente utilizzabili per fronteggiare l’emergenza;
  • l’avvio e il finanziamento con l’UNHCR di un sistema di ricollocamento degli immigrati in Libia, Egitto, Niger, Etiopia e Sudan;
  • la cooperazione con Libia, Tunisia, Egitto, Algeria, Niger e Mali per il controllo delle frontiere e i rimpatri dei migranti economici;
  • l’aumento dei contributi degli stati membri al Fondo fiduciario tra Unione Europea e Africa, per investire nei paesi del Maghreb;
  • la riforma del sistema di Dublino per la distribuzione delle domande di asilo all’interno dell’Unione; 
  • il coinvolgimento delle agenzie europee nel rimpatrio dei migranti irregolari dall’Italia.

All’Italia è richiesto invece di:
  • redigere un codice di condotta per le Ong operanti nel Mediterraneo
  • rispettare gli impegni assunti in materia di ricollocamento, registrando urgentemente tutti gli eritrei presenti in Italia, centralizzando le procedure di ricollocamento e consentendo quello dei minori non accompagnati;
  • accelerare i rimpatri;
  • attuare la legge Minniti, aumentando la capacità di accoglienza portandola ad almeno tre mila posti, aumentando il periodo massimo in cui possono essere trattenuti i migranti e accelerando l’esame delle domande di asilo attualmente in fase di ricorso.

La Commissione è intervenuta sulla scorta delle decisioni del Consiglio europeo del 22 e 23 giugno 2017 in cui i capi di stato e di governo si sono impegnati a intervenire “intensificando il coordinamento e l’attuazione di tutti gli elementi contenuti nella dichiarazione di Malta, nel quadro di partenariato e nel piano d’azione comune di La Valletta, sostenuti da sufficienti risorse finanziarie”.

L’obiettivo del piano è dare ossigeno all’Italia nella gestione dell’emergenza sbarchi dalla Libia.


– LEGGI ANCHE: L’Austria schiera l’esercito al confine con l’Italia

Fonte: The Post Internazionale

martedì 4 luglio 2017

Gli immigrati che ci pagano le pensioni

I dati – e il presidente dell'INPS – dicono che se bloccassimo gli arrivi di persone extracomunitarie il nostro sistema pensionistico andrebbe in grossa difficoltà

 (MAHMUD HAMS/AFP/Getty Images)

Nella sua relazione annuale Tito Boeri, presidente dell’INPS, l’ente che si occupa di raccogliere i contributi economici dai cittadini ed erogare prestazioni sociali come le pensioni, ha detto che se chiudessimo le frontiere agli arrivi dei migranti extra-comunitari il nostro sistema pensionistico si troverebbe in grosse difficoltà. Secondo una simulazione fatta dai tecnici dell’istituto, da oggi al 2040 l’INPS perderebbe in totale 38 miliardi di euro. In questa circostanza lo Stato dovrebbero far fronte alla perdita recuperando tramite la fiscalità generale – cioè aumentando le tasse – quasi due miliardi di euro ogni anno per 22 anni. «Insomma, una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo», ha detto Boeri durante la presentazione del rapporto.

Secondo Boeri: «Oggi gli immigrati offrono un contributo molto importante al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale e questa loro funzione è destinata a crescere nei prossimi decenni man mano che le generazioni di lavoratori autoctoni che entrano nel mercato del lavoro diventeranno più piccole». Da tempo Boeri si occupa di analizzare e spiegare l’importanza dei lavoratori stranieri per il nostro sistema previdenziale: con la popolazione italiana che invecchia rapidamente, pagare le pensioni rischia di diventare sempre più oneroso per lo Stato.

Le ragioni per cui gli stranieri sono così importanti sono principalmente due. La prima è che sono giovani, quindi lavoreranno a lungo e verseranno parecchi contributi prima di arrivare al momento in cui riceveranno la pensione. Nel rapporto, Boeri scrive che l’età dei lavoratori stranieri si sta abbassando mentre i lavoratori italiani diventano sempre più anziani: «La quota degli under 25 [stranieri] che cominciano a contribuire all’INPS è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. In termini assoluti si tratta di 150.000 contribuenti in più ogni anno».

La seconda ragione è che solo una parte del totale degli immigrati rimane nel nostro paese fino all’età in cui matura la pensione. Molti lasciano il nostro paese prima di maturare i requisiti minimi per ottenere la pensione. Altri non ne fanno richiesta anche dopo averli maturati. Insomma, versano i contributi ma vanno via prima di ricevere la pensione. Nella sua relazione del 2016, Boeri ricordava che a causa di questo fenomeno gli immigrati hanno regalato all’Italia un punto di PIL, circa 15 miliardi di euro, sotto forma di contributi che non saranno mai riscossi. Ogni anno questa cifra è pari a circa 300 milioni di euro ed è destinata ad aumentare, come ha scritto Boeri nella relazione di quest’anno, fino a quasi due miliardi di euro l’anno nei prossimi 20 anni.

Un’altra caratteristica del sistema contributivo degli immigrati è che è molto equo: quasi sempre gli stranieri ricevono pensioni proporzionate ai loro versamenti, a differenza degli italiani. L’85 per cento delle pensioni pagate agli italiani, infatti, è basato sul sistema retributivo, in cui l’importo dell’assegno è calcolato sull’ultima retribuzione ricevuta prima di andare in pensione, e spesso quindi non è proporzionato ai contributi versati. Gli immigrati che godono di questo sistema privilegiato sono appena lo 0,3 per cento del totale.

Boeri infine cita un’ultima ragione per cui il contributo dei migranti al nostro sistema pensionistico è nettamente positivo: «I nostri dati ci dicono che gli immigrati oggi in Italia hanno una speranza di vita più breve di quella utilizzata per definire ammontare e durata delle pensioni e questo significa che, anche nell’ambito del metodo contributivo, pagano molto di più di quanto ricevano tenendo conto di versamenti e prestazioni durante l’intero arco della vita».

Fonte: Il Post