giovedì 8 dicembre 2016

Crisi di governo: cosa succede oggi

Dopo le dimissioni di Renzi, oggi il presidente Mattarella inizia le consultazioni al Quirinale, tra molte incertezze e bellicosità dei partiti

Matteo Renzi e Sergio Mattarella a un evento pubblico in Vaticano lo scorso 20 novembre (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Dopo due giorni di sospensione per rendere possibile l’approvazione della legge di bilancio, mercoledì sera la crisi di governo è stata formalizzata con le dimissioni consegnate dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante un incontro al palazzo del Quirinale. Renzi si è dimesso mantenendo la promessa fatta durante la campagna elettorale e poi nella notte tra domenica 4 e lunedì 5 dicembre, quando è diventato chiaro che il No aveva vinto al referendum sulla riforma costituzionale promossa dal suo governo. Come dice il comunicato del Quirinale, Mattarella ha preso atto delle dimissioni e si è “riservato di decidere”, come da prassi chiedendo nel frattempo all’attuale governo di restare in carica per il “disbrigo degli affari correnti”.

Consultazioni
Come previsto dalla Costituzione, a Mattarella spetta ora il compito di verificare la disponibilità tra le forze politiche parlamentari a formare un nuovo governo, che consenta di proseguire la legislatura e di evitare le elezioni anticipate. A partire da oggi si terranno quindi al Quirinale le consultazioni, proprio per avere dichiarazioni più chiare e formali dai partiti, rispetto a quelle fornite fino a oggi alla stampa. Movimento 5 Stelle e Lega Nord hanno già anticipato – con varie dichiarazioni pubbliche – di voler andare a votare, anche se il Movimento 5 Stelle chiede prima di cambiare la legge elettorale (ma senza sostenere un nuovo governo, probabilmente). Forza Italia ha mantenuto una posizione più sfumata, con alcuni suoi esponenti che hanno detto di non essere così convinti che le elezioni anticipate siano la migliore soluzione.

Il calendario
Dopo l’incontro tra Mattarella e Renzi, il Quirinale ha diffuso il calendario delle consultazioni e che prevede tempi piuttosto serrati. Si comincia oggi pomeriggio alle 18 con il presidente del Senato, Pietro Grasso, la presidente della Camera, Laura Boldrini, e il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano. Sono gli incontri più tecnici e istituzionali, nei quali Mattarella potrà ricevere consigli e suggerimenti su come procedere con le successive consultazioni in vista dell’assegnazione di un nuovo incarico di governo.

Domani, venerdì 9 dicembre, alle 10 inizieranno le consultazioni con i rappresentanti dei gruppi parlamentari, dal Misto alle minoranze linguistiche fino a Fratelli d’Italia e al gruppo dei Conservatori e Riformisti. Sabato 10 dicembre toccherà ai partiti più grandi, con l’ultimo incontro previsto alle 18 con i rappresentanti del Partito Democratico. Gli incontri in calendario sono nel complesso 23.

Dopo le consultazioni
Al termine delle consultazioni, Mattarella valuterà che cosa fare per risolvere la crisi. È improbabile che decida di sciogliere subito le camere, perché attualmente sono in vigore due leggi elettorali diverse, incoerenti tra loro: inoltre l’Italicum, che vale per la Camera, è sotto esame da parte della Corte Costituzionale che se ne occuperà dal prossimo 24 gennaio. Per il Senato si dovrebbe applicare invece il cosiddetto Consultellum, cioè il vecchio Porcellum privato di alcune parti proprio dalla Consulta che lo aveva definito incostituzionale. Secondo diversi osservatori politici, Mattarella è inoltre preoccupato per i vari impegni internazionali che spettano all’Italia nel 2017 – compresa l’organizzazione di un G7 – che richiedono un minimo di stabilità e un governo funzionante, senza le incognite di un voto anticipato che potrebbe complicare ulteriormente la formazione di un nuovo esecutivo.

Cosa fa il Partito Democratico
Prima di incontrare Mattarella, ieri Renzi ha tenuto una breve relazione alla direzione nazionale del Partito Democratico, nella quale ha confermato di volersi dimettere, mantenendo comunque per ora la carica di segretario del partito. Ha chiesto a tutte le forze politiche di contribuire alla risoluzione della crisi e alla formazione di un nuovo governo, che permetta per lo meno di realizzare la legge elettorale, ma ha fatto capire che il PD non è disposto a prendersi questa responsabilità da solo ed eventualmente non ha paura di andare a votare subito.



Renzi ha inoltre confermato che il PD, da partito con più seggi in Parlamento, manterrà un atteggiamento responsabile nel caso della mancata disponibilità delle altre forze politiche, implicando quindi che si potrebbe comunque arrivare alla formazione di un nuovo governo con una maggioranza simile a quella che lo aveva sostenuto finora. Non è chiaro chi dovrebbe essere a quel punto il nuovo presidente del Consiglio, ma sarebbe comunque espressione del PD.

Renzi ha ulteriormente chiarito il concetto nella sua newsletter, scivendo:


Toccherà ai gruppi parlamentari decidere che cosa fare. Vorranno andare subito a elezioni? Nel caso si dovrà attendere la Sentenza della Consulta di martedì 24 gennaio e poi votare con le attuali leggi elettorali, come modificate dalla Corte. Se i gruppi vorranno invece andare avanti con questa legislatura, dovranno indicare la propria disponibilità a sostenere un nuovo Governo che affronti la legge elettorale ma soprattutto un 2017 molto importante a livello internazionale.


Cosa dicono gli altri
Il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, da dopo il risultato del referendum chiede che si vada a votare “il prima possibile, o a gennaio o a febbraio” e ieri ha anche detto: “voto subito altrimenti chiameremo in piazza i cittadini”. Anche il Movimento 5 Stelle vuole elezioni il prima possibile ma ieri ha depositato a Montecitorio “una proposta di legge che estende i principi del sistema elettorale vigente per la Camera anche al Senato”: dopo avere criticato per mesi l’Italicum, il Movimento ora lo appoggia e ritiene che possa essere usato anche per l’elezione dei senatori, ma intanto non si sa ancora che cosa deciderà a fine gennaio la Consulta. Il M5S ha inoltre iniziato ad accusare gli altri partiti di non volere davvero le elezioni subito perché questo impedirebbe a deputati e a senatori di maturare la pensione da parlamentare. Forza Italia ha mantenuto per ora una posizione più sfumata e interlocutoria, per lo meno da parte di alcuni suoi esponenti, sulla possibilità di formare un governo che vada oltre la nuova legge elettorale e consenta di proseguire la legislatura, evitando le elezioni anticipate.

Tempi rapidi
Renzi ha imposto tempi piuttosto veloci per la crisi di governo, considerato che fino a ieri si ipotizzava che volesse formalizzare le dimissioni a fine settimana e non prima. Questa scelta, dicono le fonti dei giornali vicine al Quirinale, non è stata gradita molto da Mattarella, che avrebbe preferito una gestione più tranquilla. Il calendario della consultazioni dimostra comunque la volontà di assecondare la necessità di risolvere velocemente la crisi di governo. È probabile che dopo i due giorni di incontri, Mattarella si prenda domenica come giornata di riflessione, in modo da arrivare a una decisione lunedì 12 dicembre. Prima di indicare un presidente del Consiglio incaricato, Mattarella potrebbe anche scegliere di effettuare nuove rapide consultazioni con i partiti che avranno dato la loro disponibilità a formare un nuovo governo, cosa che porterebbe a qualche rallentamento. I tempi sono, tra le altre cose, dettati dall’arrivo delle festività natalizie e di fine anno, con la pausa dei lavori parlamentari.

Fonte: Il Post

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