mercoledì 4 maggio 2016

Pino Maniaci ci è o ci fa?

Il direttore di Telejato, storica tv anti-mafia siciliana, è indagato con l'accusa di estorsione: e ci sono anche dei dubbi sulle intimidazioni che ha ricevuto in passato

Pino Maniaci, direttore di TeleJato la tv siciliana antimafia, 25 giugno 2012 (ANSA/CESARE ABBATE)

Pino Maniaci, direttore di Telejato, una storica televisione di Partinico in Sicilia, impegnato da anni nella lotta alla mafia e all’illegalità, è indagato dalla procura di Palermo con l’accusa di estorsione. Maniaci avrebbe ricevuto denaro e favori dai sindaci di Partinico e Borgetto, evitando in cambio di criticare in tv le loro amministrazioni. Dalle intercettazioni disposte dalla procura di Palermo risulterebbe anche che alcune intimidazioni subite da Pino Maniaci negli anni scorsi non fossero minacce mafiose ma ritorsioni personali, organizzate dal marito della sua amante, e che lui ne fosse consapevole.

L’indagine su Maniaci fa parte di un’operazione antimafia più vasta iniziata nel 2012 che ha portato oggi, mercoledì 4 maggio, all’arresto di dieci persone legate alla famiglia mafiosa di Borgetto. Maniaci è rimasto coinvolto nell’indagine nel 2014 in modo casuale, mentre erano in corso accertamenti sulle amministrazioni comunali coinvolte; stamattina gli è stato notificato un provvedimento di divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani.

Telejato è una piccola emittente televisiva siciliana gestita dalla famiglia Maniaci dal 1999 (era stata fondata 10 anni prima) ed è diretta da Pino Maniaci, che è un ex imprenditore edile. Ha sede a Partinico e, dice nel suo sito, «copre un bacino d’utenza caratterizzato storicamente da una forte presenza mafiosa: Alcamo, Castellammare del Golfo, San Giuseppe Jato, Corleone, Cinisi, Montelepre». Si dice anche che «nel panorama informativo italiano Telejato è di fatto il punto di riferimento per redazioni e giornalisti nazionali che ricercano notizie nell’area di operatività dell’emittente». Negli anni Pino Maniaci – che è molto rispettato dalle associazioni contro la mafia siciliane – è stato vittima di minacce e attentati. Tra i più gravi c’è un pestaggio del 2008, mentre lo stesso anno una delle auto della tv parcheggiata sotto la sede fu incendiata.

A dicembre del 2014 i due cani di Maniaci erano ritrovati morti e appesi alla recinzione della casa; qualche giorno prima la sua auto era stata trovata bruciata a pochi metri dalla redazione. Maniaci disse che era stata la mafia a minacciarlo per le inchieste del suo telegiornale. Cittadini, organizzazioni sindacali e associazioni promossero per solidarietà l’iniziativa “Siamo tutti Pino Maniaci”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi gli telefonò per dargli solidarietà; l’organizzazione “Reporter senza frontiere” lo inserì nella lista dei cento migliori giornalisti al mondo.



Lo scorso 22 aprile Repubblica aveva anticipato in un articolo l’indagine della procura di Palermo nei confronti di Maniaci e l’ipotesi a sua carico del reato di estorsione. Maniaci, quando era cominciata a circolare la notizia che fosse indagato, aveva parlato di «vendetta, un agguato per il lavoro che abbiamo fatto e che facciamo ancora oggi contro il malaffare e l’illegalità anche all’interno della magistratura come nel caso dell’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati alla mafia». Sul sito di Telejato sono stati pubblicati alcuni articoli che sostengono questa tesi.

Oggi a Maniaci è stato notificato il provvedimento di divieto di dimora. È accusato di estorsione «per aver ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto onde evitare commenti critici sull’operato delle amministrazioni». Si parla di somme che secondo l’accusa sarebbero state «strappate» con la minaccia. Maniaci, scrive Repubblica, aveva fatto dei servizi sul sindaco di Borgetto, «ma poi diceva al sindaco che era pronto uno scoop sensazionale, che avrebbe portato allo scioglimento del consiglio comunale. Uno scoop mai andato in onda. Forse era solo un bluff». Spiega Repubblica citando una serie di intercettazioni:


«Il direttore di Telejato parlava spesso al telefono con l’addetto stampa di De Luca. Che poi riferiva al sindaco: “Mi ha fatto 12 mila telefonate chiddu”. Maniaci chiedeva qualcosa. Ma cosa? Ancora i carabinieri non lo sapevano. Il sindaco diceva al suo addetto stampa: “A posto, ci dici che di qua a questa sera è tutto fatto, non c’è problema”. L’addetto stampa: “Gli dico che passa dalla Carcara e se li viene a prendere più tardi?… Faccelo ora perché questo è un pazzo di catena”. Una telefonata dai toni concitati: “Ma è a posto, domani glielo diamo, tranquillo, senza nessun problema… Ma oggi non ha fatto nessun servizio?”. Risposta dell’addetto stampa: “La metà l’ha fatto, questo non lo ha fatto”.


“La Carcara” è il ristorante gestito dalla famiglia del sindaco di Borgetto. La cosa da consegnare al più presto a Maniaci sarebbe stato un assegno, per pagare una pubblicità del locale su Telejato. Una pubblicità che nascondeva un’estorsione, è l’accusa dei pm».


Gli stessi metodi sarebbero stati usati da Maniaci anche con il sindaco di Partinico, Salvatore Lo Biundo. A lui Maniaci avrebbe chiesto l’assunzione in comune della sua amante, attraverso un contratto a tempo determinato. Nelle telefonate intercettate, Maniaci dice al telefono con l’amante: «Ti faccio assumere al Comune, qua comando io… Stai tranquilla si fa come dico io e basta. Qua si fa come dico io se ancora tu non l’avevi capito… decido io, non loro… loro devono fare quello che dico io, se no se ne vanno a casa». Maniaci, sempre al telefono con l’amante, diceva anche di volere altri soldi: «Salvo ha fatto il suo dovere, ora… stamattina, devo vedere di vederlo perché gli devo fottere qualche altre 50 euro, va bene?».

In un’altra conversazione, sempre con l’amante, dice: «Quello che non hai capito tu è la potenza… tu non hai capito la potenza di Pino Maniaci. Stai tranquilla che il concorso te lo faccio vincere». E spiegava anche di essere in partenza per ritirare un premio antimafia: «A me mi hanno invitato dall’altra parte del mondo per andare a prendere il premio internazionale del cazzo di eroe dei nostri tempi, appena intitolato l’Oscar di eroe dei nostri temi». Sulla telefonata di Matteo Renzi dopo le minacce, Maniaci dice a un’amica: «Ora tutti, tutti in fibrillazione sono, pensa che mi ha telefonato quello stronzo di Renzi».

Nei fascicoli dei pubblici ministeri, scrivono oggi i giornali, ci sarebbero anche le prove che alcune delle intimidazioni subite da Maniaci non arrivino dalla mafia: a bruciare la sua automobile e a impiccare i suoi cani sarebbe stato il marito della sua amante. Lui, nonostante le dichiarazioni ufficiali, ne sarebbe stato consapevole.

Fonte: Il Post

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