venerdì 1 aprile 2016

L’inchiesta sulla casa di Bertone

Sono indagati due amministratori della Fondazione Bambin Gesù, accusata di aver pagato dei lavori con soldi destinati a un ospedale pediatricoBertone nel 2013

(GABRIEL BOUYS,GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)

Il 31 marzo il Vaticano ha aperto un’inchiesta che riguarda i lavori di ristrutturazione casa del cardinale Tarcisio Bertone a Roma, ipotizzando reati di peculato, appropriazione e uso illecito di denaro. L’inchiesta riguarda il sospetto che i lavori di ristrutturazione della casa di Bertone siano stati pagati con i soldi della Fondazione Bambin Gesù, cosa che era già stata anticipata lo scorso novembre da due libri e di cui si era a suo tempo molto discusso. Il caso, sui giornali, era stato chiamato Vatileaks 2. Gli indagati al momento sono due: Giuseppe Profiti e Massimo Spina; Bertone non è per ora indagato.

La casa di Bertone, che è spesso definita “attico” ma sono in realtà due appartamenti uniti tra loro, si trova all’ultimo piano di Palazzo San Carlo in Vaticano, vicino alla casa Santa Marta, dove vive papa Francesco. La vicenda delle ristrutturazioni era stata raccontata per la prima volta a novembre da due libri, Avarizia del giornalista Emiliano Fittipaldi e Via Crucis di Gianluigi Nuzzi. Fittipaldi aveva ricostruito la vicenda della sua ristrutturazione, scrivendo che era costata circa 200.000 euro e che era stata pagata dalla Fondazione Bambin Gesù, che raccoglie fondi per l’ospedale pediatrico Bambin Gesù di proprietà della Santa Sede. Profiti è l’ex presidente della Fondazione Bambin Gesù, mentre Spina è l’ex tesoriere della fondazione. Sia Profiti che Spina, che sono per ora gli unici indagati, sono considerati dal Vaticano dei “pubblici ufficiali vaticani”.

Alcuni dettagli in più sulla faccenda della ristrutturazione sono contenuti in un nuovo articolo-inchiesta scritto da Fittipaldi sulla casa di Bertone (quello online è un estratto dell’inchiesta; per leggerla tutta è necessario registrarsi alla versione a pagamento). Nell’articolo di Fittipaldi ci sono anche le lettere che Bertone e Profiti si sono scritti a proposito dei lavori di ristrutturazione: la prima è del 7 novembre 2013. I lavori di ristrutturazione, spiega Fittipaldi, sono costati 422mila euro e sono stati fatturati nel 2014. Fittipaldi spiega che non sono però stati fatturati dalla “società italiana che ha materialmente effettuato il restauro (La Castelli Re, fallita a luglio del 2015), ma a una holding britannica con sede a Londra, la LG Concractor Ltd”. Fittipaldi scrive anche che la LG Contractor Ltd è una holding “controllata da Gianantonio Bandera, titolare della Castelli Re e amico personale di Bertone”.

A novembre, quando Fittipaldi iniziò a occuparsi della questione, Bertone aveva detto di essere stato lui a pagare la ristrutturazione, usando i suoi risparmi. Fittipaldi sostiene che almeno sette fatture per quella ristrutturazione siano state invece pagate tramite conti controllata dalla Fondazione Bambin Gesù e che le lettere pubblicate dall’Espresso provano che Bertone è “sempre stato a conoscenza che i soldi del restauro del suo appartamento venivano (anche?) dall’ente di beneficenza dell’ospedale vaticano”. Secondo Fittipaldi, Profiti avrebbe accettato di pagare i lavori di ristrutturazione della casa di Bertone in cambio della possibilità di usare la casa per “incontri istituzionali”.

Nel documento sull’apertura dell’inchiesta in cui Profiti e Spina sono indagati, il nome di Bertone non compare mai e si parla della “ristrutturazione edilizia di un immobile di terzi sito all’interno della Città del Vaticano”. Fittipaldi spiega comunque che “se Bertone fosse incriminato non sarebbe comunque giudicato dal tribunale ordinario che sta indagando su Profiti e il tesoriere [Spina], ma dalla Corte di Cassazione della Città del Vaticano”. In base alla giurisdizione vaticana la Corte di Cassazione del Vaticano è l’unico organo che può aprire un’indagine riguardante un cardinale. Fittipaldi spiega che se dovesse succedere “sarebbe il primo caso nella storia”.

Chi è il cardinal Bertone?
Bertone ha 81 anni ed è arcivescovo e cardinale. È diventato prete nel 1960 e dal 1967 ha insegnato teologia morale all’ateneo salesiano di Roma, che dal 1973 è diventato l’Università Pontificia Salesiana. Insegnò per molti anni nell’università e nel 1989 ne divenne rettore magnifico. Nel 2006 papa Benedetto XVI nominò Bertone Segretario di Stato del Vaticano: una sorta di primo ministro del Vaticano. Bertone ha mantenuto l’incarico fino all’ottobre 2015, lavorando quindi alcuni mesi anche durante il papato di papa Francesco. Per alcuni anni Bertone è stato anche Camerlengo, il cardinale che ha il principale compito di presiedere la sede vacante del Vaticano.

La versione di Bertone
A novembre Bertone spiegò in un’intervista al Corriere della Sera la sua versione dei fatti: l’appartamento gli era stato assegnato in accordo con papa Francesco e con il Governatorato del Vaticano, l’organo di governo della Santa Sede: come gli altri appartamenti assegnati ai cardinali, anche quello di Bertone è di proprietà del Governatorato e avrebbe dovuto essere ristrutturato a spese del Governatorato. Nell’anno in cui è stato assegnato l’appartamento a Bertone, non era stata però messa a bilancio alcuna somma per la ristrutturazione: “Avrei dovuto sostenere io le spese. (…) Mentre avanzavano i lavori e alla Ragioneria arrivavano le fatture da pagare, fui invitato dal Governatorato a saldare”. Il Vaticano ha spiegato, parlando della casa al centro dell’inchiesta, che “non si tratta comunque di un alloggio di proprietà e dopo Bertone tornerà a disposizione del Governatorato”.

Bertone – che si definì una “vittima” della vicenda – spiegò che “come risulta da una precisa documentazione” lui versò al Governatorato la somma prelevandola dal suo conto e pagando la ristrutturazione con i propri «risparmi». Sul coinvolgimento della Fondazione Bambin Gesù, Bertone disse di aver saputo solo dopo che erano state presentate fatture anche alla Fondazione: “Io non ho visto nulla. Ed escludo in modo assoluto di aver mai dato indicazioni o autorizzato la Fondazione ad alcun pagamento”. Bertone concluse l’intervista dicendo di aver “dato istruzioni” al suo avvocato “di svolgere indagini per verificare cosa sia realmente accaduto”.

Bertone spiegò anche che il suo contributo era “una donazione volontaria resa possibile grazie ai miei [di Bertone] risparmi e alla beneficenza ricevuta per finalità caritative”. Bertone disse anche che avrebbe aiutato “un progetto di ricerca per malattie rare che riguarda 50 bambini”. Sulle dimensioni della casa di Bertone circolano diverse cifre: 700 metri quadri, 500, 350. Bertone dice che è di 296 metri quadrati e che il terrazzo è condominiale.

La Repubblica ha spiegato la tesi di Michele Gentiloni Silveri, l’avvocato di Bertone. Secondo Silveri le lettere pubblicate dall’Espresso confermano la versione di Bertone e che “il cardinale Bertone, non avendo ricevuto sussidio da parte di terzi, ha pagato personalmente l’importo richiesto dal Governatorato in relazione ai lavori effettuati nell’appartamento a lui assegnato e di proprietà di quest’ultimo”.

Sulla questione dei pagamenti Fittipaldi scrive anche che potrebbe esserci una seconda possibilità, ovvero che i lavori siano stati pagati due volte, sia da Bertone che dalla Fondazione.


Dal momento che finora è certo che la Fondazione ha girato al costruttore Bandera [ex titolare della Castelli Re] 422mila euro per gli stessi lavori, delle due l’una: o Bertone mente di nuovo – ed è coperto dagli uffici del Governatorato – e in realtà non ha mai versato un euro, oppure il costruttore ha ottenuto per la medesima ristrutturazione non solo i denari della Fondazione, ma anche i 300 mila euro di Bertone fatturati dagli uffici della Santa Sede.

Fonte: Il Post

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