martedì 16 febbraio 2016

La Russia rifiuta l'accusa di crimini di guerra della Turchia

Le relazioni tra i due paesi si fanno ogni giorno più tese

Caccia russi in Siria

La Russia rifiuta categoricamente le accuse di crimini di guerra mosse dalla Turchia in relazione agli attacchi agli ospedali del 15 febbraio 2016 in Siria che avevano provocato la morte di oltre 50 persone.

Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo il quale le affermazioni di Ankara non sarebbero supportate da alcuna prova. "Le nostre relazioni con la Turchia sono crisi profonda. La Russia si rammarica di questo. Non siamo noi ad aver iniziato tutto questo".

Intanto la Turchia ha dichiarato l’intenzione di intraprendere una operazione di terra congiunta in Siria, chiedendo il sostegno di alleati internazionali, tra cui gli Stati Uniti.

Washington ha però escluso una offensiva su larga scala. L’avanzata russa delle ultime settimane ha rapidamente trasformato il conflitto in Siria, attirando l'attenzione delle potenze regionali e globali.

L’offensiva aerea russa, sostenuta dalle milizie sciite iraniane, ha favorito l'avanzata dell’esercito siriano che è arrivato fino ad una distanza di 25 chilometri dal confine turco, aumentando il rischio di un confronto militare diretto tra Mosca e Ankara.

I rapporti diplomatici tra le due potenze si erano rapidamente incrinati dopo che l'aviazione turca aveva abbattuto il bombardiere russo Sukhoi 24 al confine turcosiriano, il 24 novembre 2015.

Un punto di attrito è la questione della milizia curda del Ypg attiva in Siria, che godrebbe, secondo la Turchia, del sostegno russo. Ankara considera i miliziani curdi in Siria dei "terroristi", affiliati al partito Pkk, che è illegale nel paese.

"Senza un’operazione di terra è impossibile fermare questa guerra", ha dichiarato un funzionario di Ankara. 

Le potenze mondiali riunite a Monaco di Baviera avevano raggiunto un accordo per il cessate il fuoco in Siria che sarebbe dovuto iniziare questa settimana, ma le fazioni in guerra non hanno firmato la tregua.

Fonte: The Post Internazionale

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