sabato 31 dicembre 2016

Sono esplose due bombe in centro a Baghdad

In un mercato nel quartiere Al Sinek: l'attacco non è stato ancora rivendicato, ci sono almeno 28 morti e 54 feriti

(SABAH ARAR/AFP/Getty Images)

Questa mattina sono esplose due bombe in un mercato nel quartiere Al Sinek, nel centro di Baghdad, la capitale dell’Iraq: la polizia irachena ha parlato di almeno 28 morti e 54 feriti, ma ci si aspetta che il numero dei morti possa aumentare. È il più grave attentato che avviene a Baghdad da circa tre mesi a questa parte. Nel mercato di Al-Sinek ci sono molti negozi all’ingrosso e le bombe sono esplose vicino ad alcuni negozi che vendono parti di ricambio di automobili. Una fonte del ministero dell’Interno iracheno ha detto a Reuters che una delle due bombe è stata attivata da un attentatore suicida mentre l’altra era stata precedentemente piazzata nell’area. Per il momento l’attacco non è stato rivendicato, ma il Guardian fa notare che nel recente passato quasi tutti gli attacchi di questo tipo sono stati rivendicati dallo Stato Islamico.

Fonte: Il Post

Perchè non scorderemo il 2016


Il 2016 è stato un anno pieno di fatti ed eventi significativi. Ecco alcuni dei più importanti, suddivisi per mesi.

GENNAIO

  • In Arabia Saudita vengono giustiziati 47 detenuti, colpevoli secondo la giustizia saudita di aver progettato e compiuto attentati terroristici contro civili. Tra i giustiziati molti sciiti, questo atto provoca l'interruzione delle relazioni diplomatiche intercorse fra il paese saudita e l'Iran.
  • La Corea del Nord compie un esperimento nucleare con la bomba all'idrogeno. Il test provoca contemporaneamente un sisma di magnitudo 5.1, suscitando forti condanne e perplessità da parte della comunità internazionale.
  • Viene arrestato nuovamente Joaquín Guzmán (soprannominato "El Chapo"), ampiamente considerato come il più potente trafficante di droga del mondo, dopo la sua fuga da un carcere di massima sicurezza.
  • A Istanbul un kamikaze saudita dell'ISIS si fa esplodere in un attacco terroristico che causa 10 morti e 15 feriti.
  • L'Agenzia internazionale per l'energia atomica annuncia che l'Iran ha adeguatamente smantellato il suo programma di armi nucleari, permettendo alle Nazioni Unite di rimuovere subito le sanzioni.
  • L'OMS annuncia lo scoppio dell'epidemia del virus Zika.
  • Un triplice attentato scuote la città di Damasco in Siria: 60 vittime e oltre 100 feriti. Gli attentati, rivendicati dall'ISIS, sono causati da un'autobomba e da due kamikaze esplosi in aria.

FEBBRAIO

  • Viene scoperto in Egitto l'omicidio di Giulio Regeni, ricercatore italiano rapito il precedente 25 gennaio.
  • Negli Stati Uniti e in contemporanea a Pisa viene annunciata la scoperta delle onde gravitazionali.
  • A Cuba viene firmata la dichiarazione comune di papa Francesco e del patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia, dopo il primo incontro tra un papa e un patriarca di Mosca successivo al Grande Scisma del 1054.

MARZO

  • Il presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama realizza una storica visita a Cuba: l'ultimo presidente statunitense a visitare l'isola fu Calvin Coolidge nel 1928.
  • Serie di attacchi terroristici all'Aeroporto di Bruxelles-National e all'interno della metropolitana, rivendicati dall'ISIS, causano 34 morti e 300 feriti.
  • Radovan Karadžić viene condannato a 40 anni di carcere per crimini con l'umanità commessi nel massacro di Srebrenica e nell'assedio di Sarajevo.

APRILE

  • Scandalo dei Panama Papers.
  • Terremoto di magnitudo 7,8 colpisce l'Ecuador.
  • In Italia, referendum abrogativo contro le trivellazioni entro le 12 miglia da coste e aree protette.

MAGGIO

  • In Canada una serie di violenti incendi colpisce la zona di Fort McMurray in Alberta, estendendosi per oltre 505 mila ettari di terreno, 2400 edifici vengono distrutti dalle fiamme e 100 mila persone costrette ad evacuate.
  • Precipita un airbus dell'Egyptair nel Mare Egeo, a largo della Grecia, partito da Parigi e diretto a Il Cairo. 42° vertice del G7 a Shima in Giappone.

GIUGNO

  • Inaugurazione della galleria di base del San Gottardo, il tunnel ferroviario ad alta velocità più lungo del mondo.
  • 70º anniversario della Repubblica Italiana.
  • Hillary Clinton diviene la prima donna candidata alla Presidenza degli Stati Uniti d'America.
  • Bhumibol Adulyadej meglio conosciuto come Rama IX sovrano della Thailandia, salito al trono esattamente 70 anni fa, festeggia il suo Giubileo di Platino.
  • Una Strage in un locale gay di Orlando, rivendicata dall'ISIS, provoca 50 morti e 53 feriti.
  • Viene assassinata la deputata britannica Jo Cox che si era dichiarata apertamente contro la Brexit in vista del referendum britannico sull'UE del 23 giugno seguente.
  • I cittadini del Regno Unito al referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea si esprimono per l'uscita del paese dall'Unione.
  • Un attentato terroristico all'aeroporto di Istanbul provoca 42 morti.

LUGLIO

  • Un commando di terroristi islamici fa irruzione nel ristorante "Holey Artisan Bakery" a Dacca, in Bangladesh, uccidendo 20 persone tenute in ostaggio.
  • Un'autobomba kamikaze progettata ISIS esplode a Baghdad, in Iraq nei pressi di un locale e un centro commerciale provocando la morte di almeno 125 persone e oltre 150 feriti.
  • La sonda spaziale Juno sviluppata dalla NASA entra nell'orbita di Giove.
  • Un Incidente ferroviario tra Andria e Corato in Puglia, causa 23 morti e più di 50 feriti.
  • In Regno Unito, Theresa May assume l'incarico di primo ministro inglese al posto del dimissionario David Cameron.
  • Una Strage terroristica a Nizza rivendicata dall'ISIS, causa 85 morti e oltre 200 feriti.
  • Tentativo di Colpo di stato in Turchia.
  • Un attentato in un centro commerciale di Monaco di Baviera provoca 9 morti e 35 feriti.
  • A Cracovia (Polonia) ha luogo la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù, presieduta da Papa Francesco.

AGOSTO

  • Una forte scossa di terremoto ad Amatrice causa la morte di 298 persone.

SETTEMBRE

  • Canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta.

OTTOBRE

  • Terremoto di magnitudo 6.5 della scala Richter nel Centro Italia con epicentro tra Norcia e Macerata.

NOVEMBRE

  • Donald Trump vince le elezioni presidenziali degli Stati Uniti d'America.
  • Chiusura del Giubileo in Vaticano.
  • Un Volo LaMia Airlines 2933 partito dall'aeroporto Viru Viru di Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) e diretto a Medellín precipita sul fianco di una montagna a La Unión causando 71 vittime tra cui molti giocatori della squadra di calcio brasiliana Chapecoense.

DICEMBRE

  • Referendum costituzionale del 2016 in Italia.
  • Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi rassegna le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
  • Un'autobomba e un kamikaze TAK sono esplosi vicino allo Stadio BJK İnönü di Istanbul dopo una partita. il bilancio è di 38 morti e 155 feriti.
  • Attentato contro i cristiani del Cairo provoca 25 morti e una trentina di feriti.
  • Paolo Gentiloni assume l'incarico di Presidente del Consiglio dei ministri.
  • Un attentato terroristico a Berlino in un mercatino di Natale, rivendicato dall'ISIS provoca 12 morti e 48 feriti.
  • L'autostrada Salerno-Reggio Calabria viene completata e ridenominata Autostrada del Mediterraneo.



Elenco tratto da Wikipedia

venerdì 30 dicembre 2016

La Russia vuole espellere 35 diplomatici statunitensi in risposta alla decisione di Obama

La misura è una ritorsione per la decisione di Obama di dichiarare persone non grate 35 alti funzionari di Mosca, accusati di lavorare per i servizi segreti

La sede dell'ambasciata degli Stati Uniti a Mosca. Credit: Tatyana Makeyeva

Il ministero degli Esteri russo ha inviato al presidente Vladimir Putin una lista di 35 diplomatici degli Stati Uniti da dichiarare persona non grata. Lo ha annunciato venerdì 30 dicembre il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, citato dall’agenzia stampa Tass.

“Agiremo secondo il principio di reciprocità”, ha spiegato Lavrov. Il ministero degli Esteri, inoltre, propone anche di vietare agli Stati Uniti l’utilizzo “di due strutture di proprietà americana a Mosca”.

La misura è una ritorsione per la decisione di Obama di espellere 35 diplomatici accusati da Washington di essere agenti dei servizi segreti di Mosca e di avere interferito nelle elezioni presidenziali americane con presunti hackeraggi ai danni del partito democratico e negare l’accesso a due sedi di proprietà del governo russo.

Durante la campagna elettorale per le presidenziali attraverso Wikileaks erano state diffuse le email private rubate dai server del comitato elettorale dei democratici.

La Russia ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento nei presunti hackeraggi. Il primo ministro della Russia Dmitry Medvedev oggi ha intimato all’amministrazione uscente di Barack Obama di finire “con questa agonia anti-Russia”.

Il presidente eletto Donald Trump si è sempre schierato contro l’idea che la Russia abbia influenzato il voto e cerca di minimizzare la crisi. Tuttavia, sebbene abbia dichiarato più volte l’intenzione di ricucire i rapporti con Putin, di diversa opinione è la maggioranza del suo partito repubblicano. E in molti pensano che la decisione di Obama sia indirizzata proprio contro il rivale in politica interna piuttosto che nei confronti di Mosca.

Fonte: The Post Internazionale

È iniziata la tregua in Siria ma si segnalano ancora scontri

Se il cessate il fuoco terrà, il prossimo mese è previsto l’inizio di colloqui di pace in Kazakistan

Un bambino evacuato dai quartieri controllati dai ribelli ad Aleppo nel campo profughi allestito nella provincia di Idlib. Credit: Ammar Abdullah

Il cessate il fuoco entrato in vigore venerdì 30 dicembre in Siria tra i ribelli e l’esercito governativo sembra reggere, nonostante due ore dopo l’inizio della tregua l’Osservatorio siriano per i diritti umani abbia riportato sporadici scontri.

Secondo l'ufficio di monitoraggio, i ribelli hanno violato la tregua e conquistato una posizione nella provincia di Hama. Un gruppo ribelle accusa invece il governo di aver bombardato le aree dei villaggi di Atshan e Skeik nella provincia di Idlib.

L'accordo è stato firmato dal governo siriano e dalle forze d'opposizione; fautori e garanti dell'intesa Russia, Turchia e Iran. Non sono inclusi invece nel cessate il fuoco le milizie curde dell’Ypg e il sedicente Stato islamico.

Se la tregua terrà, il prossimo mese è previsto l’inizio di colloqui di pace in Kazakistan.

Dall’inizio della guerra civile nel marzo del 2011 scoppiata in seguito alle proteste per rimuovere il regime del presidente Bashar al-Assad sono morte almeno 300mila persone.

Quattro milioni di siriani sono fuggiti negli stati confinanti o hanno cercato ospitalità in Europa.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 29 dicembre 2016

È morta l'attrice Debbie Reynolds, madre di Carrie Fischer

La protagonista di “Singin’ in the Rain” di Gene Kelly non ha retto il dolore per la scomparsa 24 ore prima della figlia

Debbie Reynolds (a sinistra) insieme alla figlia Carrie Fisher. Credit: Mike Blake

L’attrice statunitense Debbie Reynolds, protagonista nel 1952 di “Singin’ in the Rain” e madre di Carrie Fisher, la “principessa Leila” della serie Star Wars, è morta mercoledì 28 dicembre, il giorno successivo alla scomparsa della figlia.

A dare la notizia è stato il figlio Todd Fischer: “Ora è con Carrie e noi abbiamo il cuore distrutto'' ha detto Fisher dal Cedars-Sinai Medical Center, dove sua madre era stata trasportata in ambulanza ieri.

Lo stress per la morte della figlia "era stato troppo forte" ha spiegato Fisher e Debbie Reynolds è stata colpita da un ictus letale. Aveva 84 anni. La figlia Carrie Fisher era morta il giorno prima a 60 anni, a causa delle complicazioni in seguito a un arresto cardiaco.

Debbie Reynolds, nome d'arte di Mary Frances Reynolds, non aveva ancora 20 anni quando recitò da protagonista nel musical di Gene Kelly “Singin’ in the Rain". Era rimasta celebre anche per il suo ruolo in un altro musical, “The Unsinkable Molly Brown” (“Voglio essere amata in un letto d’ottone"), che le valse una nomination all'Oscar.

Alla fine degli anni Cinquanta fece scalpore il suo divorzio dal cantante Eddie Fisher, che la lasciò per Elizabeth Taylor.

---LEGGI ANCHE: QUANDO CARRIE FISHER ASCOLTAVA LE SCUSE DI JOHN BELUSHI IN THE BLUES BROTHERS

Fonte: The Post Internazionale

Damasco e i ribelli firmano un accordo per una nuova tregua in Siria

Entrerà in vigore alla mezzanotte il cessate il fuoco che apre la strada a colloqui di pace sponsorizzati da Turchia e Russia

Un edificio devastato a Douma, in Siria. Credit: Bassam Khabieh

Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che il governo siriano e i gruppi ribelli hanno aderito all’accordo per il cessate il fuoco promosso da Russia e Turchia.

La tregua entrerà in vigore alla mezzanotte ora locale (le 23 ora italiana) di giovedì 29 dicembre 2016.

Il nuovo cessate il fuoco e i successivi colloqui di pace che si terranno in Kazakistan sono il frutto di un accordo raggiunto tra Ankara e Mosca, le quali agiranno da garanti. Secondo fonti turche, tale accordo esclude i due principali gruppi jihadisti, l’Isis e Jabhat Fateh al-Sham (l’ex Fronte al Nusra). Pare invece includa l’area di Ghouta, in mano ai ribelli, località nei pressi della capitale Damasco.

Putin ha reso noto che sono stati siglati tre distinti documenti:

- un accordo tra il governo siriano e l’opposizione armata per il cessate il fuoco

- misure di monitoraggio della tregua

- un accordo per cominciare nuovi colloqui di pace

Russia, Iran e Turchia - tutti coinvolti, sebbene su fronti diversi, nel conflitto siriano - avevano annunciato la settimana scorsa di voler promuovere un accordo di pace e i loro rappresentanti si sono incontrati a Mosca martedì 20 dicembre per redigere una dichiarazione comune sui principi fondamentali di tale accordo.

Dall’incontro sono stati esclusi gli Stati Uniti e i nuovi colloqui di pace saranno separati e indipendenti da quelli promossi dalle Nazioni Unite e in larga parte falliti.

Lunedì 22 dicembre si è conclusa la battaglia di Aleppo. Le forze fedeli ad Assad - sostenute dall’aeronautica russa e affiancate da Hezbollah e altre milizie sciite - hanno completato la riconquista dei quartieri orientali della città, un tempo principale e fiorente centro commerciale siriano, in mano ai ribelli dal 2012.

Si teme ora che anche Idlib, altra roccaforte ribelle nel nord della Siria, possa subire la stessa sorte di Aleppo, dove decine di migliaia di civili sono rimasti intrappolati a lungo e le vittime sono state diverse centinaia.

-- LEGGI ANCHE: Tutte le tappe del conflitto siriano dal 2011 a oggi

Fonte: The Post Internazionale

mercoledì 28 dicembre 2016

È morta l'attrice Carrie Fisher

La principessa Leila di "Star Wars" è scomparsa all'età di 60 anni dopo l'attacco cardiaco avuto il 23 dicembre su un volo intercontinentale

Una foto di Carrie Fisher risalente all'epoca della prima trilogia di "Guerre Stellari" (1977-1983).

Secondo quanto riportato da un portavoce della famiglia, ieri 27 dicembre alle 8:55 (le 17:55 italiane) è morta a Los Angeles l'attrice Carrie Fisher, celebre per aver interpretato la principessa Leila nella saga di Guerre stellari. L'attrice aveva 60 anni.

Il comunicato diffuso dalla famiglia recita "Con profonda tristezza Billie Lourd (la figlia dell'attrice, NdR) conferma che la sua amata madre Carrie Fisher è deceduta alle 8:55 di questa mattina. Carrie è stata amata dal mondo e ci mancherà profondamente. La nostra intera famiglia ringrazia per i vostri pensieri e le vostre preghiere".

L'attrice, infatti, era stata colpita da un infarto mentre viaggiava a bordo di un aereo venerdì 23 dicembre. Il volo partito da Londra era diretto a Los Angeles. Quindici minuti prima dell'atterraggio, Fisher era andata in arresto cardiaco.

Il personale di bordo aveva tentato di rianimarla praticando il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. La donna era poi stata immediatamente ricoverata in un ospedale di Los Angeles dopo l'atterraggio in pista.

Fisher era in tour per promuovere il suo ultimo libro, The Princess Diarist.

Una volta resa nota la notizia del suo malore, non erano mancati i messaggi di solidarietà dei suoi colleghi. Mark Hamill, che ha vestito i panni di Luke Skywalker, aveva fatto sapere di essere vicino alla famiglia Fisher, mentre Peter Mayhew, che ha impersonato Chewbacca, aveva pubblicato un pensiero su Twitter esprimendo il suo affetto per la "principessa preferita di tutti".

L'ultima apparizione di Carrie Fisher sul grande schermo risale allo scorso anno, nel sequel di Star Wars: Il risveglio della forza, il settimo episodio della saga. È anche apparsa in altri film, tra cui The Blues Brothers ed Harry ti presento Sally.

Non solo cinema: Carrie Fisher è autrice di quattro romanzi e tre libri memorie. Proprio nel suo ultimo libro di memorie, l'attrice aveva rivelato una relazione con Harrison Ford, nata durante le riprese di Star Wars. Lei aveva 19 anni e lui 33.

Fisher in un'intervista recente alla rivista People aveva infatti confessato che "si è trattato di un rapporto intenso. Durante la settimana eravamo Han Solo e Leila. Nei week end, Carrie ed Harrison".

Fonte: The Post Internazionale

Turchia e Russia annunciano una tregua in tutta la Siria

Ankara e Mosca hanno raggiunto un accordo per estendere il cessate il fuoco instaurato ad Aleppo anche nel resto del paese a partire dalla mezzanotte di oggi

Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Credit: Osman Orsal

La Turchia e la Russia hanno raggiunto un accordo per il cessate il fuoco in Siria che puntano ad avviare entro la mezzanotte ora locale (le 23 ora italiana) di oggi, mercoledì 28 dicembre 2016. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa statale turca Anadolu.

Secondo quanto si apprende attraverso diverse fonti citate da Anadolu, Ankara e Mosca presenteranno un piano comune alle parti in conflitto per estendere anche al resto del paese la tregua instaurata ad Aleppo questo mese al fine di consentire l’evacuazione di ribelli e civili.

Dal cessate il fuoco, però, saranno escluse non meglio precisate “organizzazioni terroristiche”. Il regime di Damasco considera terroristi tutti i ribelli.

Russia, Iran e Turchia - tutti coinvolti, sebbene su fronti diversi, nel conflitto siriano - avevano annunciato la settimana scorsa di voler promuovere un accordo di pace e i loro rappresentanti si sono incontrati a Mosca martedì 20 dicembre, escludendo gli Stati Uniti, per redigere una dichiarazione comune sui principi fondamentali di tale accordo.

Si svolgeranno quindi nuovi colloqui di pace, separati e indipendenti da quelli promossi dalle Nazioni Unite e in larga parte falliti, che, secondo Mosca, saranno ospitati dal Kazakistan, ma non sono stati ancora resi noti i dettagli e le tempistiche coinvolti.

L'agenzia di stampa Anadolu ha confermato la sede, la capitale kazaka Astana, e ha precisato che la Turchia e la Russia parteciperanno in qualità di garanti.

Il ministro degli Esteri russo ha dichiarato martedì 27 dicembre che il governo siriano del presidente Bashar al-Assad si sta consultando con l’opposizione in vista dei prossimi negoziati di pace.

Tuttavia, l’opposizione rappresentata dall’Alto comitato negoziale, il gruppo che ha partecipato ai colloqui di Ginevra mediati dall’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha riferito di non essere al corrente di eventuali negoziati, ma di sostenere senz’altro il cessate il fuoco.

Lunedì 22 dicembre si è conclusa la battaglia di Aleppo. Le forze fedeli ad Assad - sostenute dall’aeronautica russa e affiancate da milizie sciite iraniane e quelle della libanese Hezbollah - hanno completato la riconquista dei quartieri orientali della città, un tempo principale e fiorente centro commerciale siriano, in mano ai ribelli dal 2012.

Si teme ora che anche Idlib, altra roccaforte ribelle nel nord della Siria, possa subire la stessa sorte di Aleppo, dove decine di migliaia di civili sono rimasti intrappolati a lungo e le vittime sono state diverse centinaia.

-- LEGGI ANCHE: Tutte le tappe del conflitto siriano dal 2011 a oggi

Fonte: The Post Internazionale

martedì 27 dicembre 2016

Rapita una giornalista irachena a Baghdad

Afrah Shawqi al-Qaisi, 43 anni, è stata prelevata dalla sua abitazione da otto uomini armati che asserivano di appartenere alle forze di sicurezza

La giornalista irachena Afrah Shawqi al-Qaisi. Credit: Facebook

Alcuni uomini armati hanno rapito una giornalista irachena conosciuta per essersi battuta contro la corruzione, particolarmente diffusa in Iraq.

L’obiettivo del sequestro era Afrah Shawqi al-Qaisi, 43 anni, prelevata dalla sua abitazione del quartiere di Saidiya a Baghdad durante la notte di lunedì 26 dicembre 2016 da uomini che asserivano di appartenere alle forze di sicurezza.

Proprio lo stesso giorno, Qaisi aveva scritto un articolo nel quale denunciava l’impunità con cui possono agire i gruppi armati nel paese.

Il pezzo, pubblicato sul sito Aklaam, criticava anche un funzionario del ministero dell’interno che avrebbe assalito il direttore di una scuola di Nassiriya per essersi rifiutato di punire uno studente che aveva avuto un diverbio con sua figlia.

“Non c’è nulla di peggio in un paese che umiliare un insegnante. Non c'è nulla di peggio di non occuparsi di chi gira armato. Se lo stato è ansioso di conservare il suo prestigio, dovrebbe perseguire chi usa le armi in modo illecito”, si leggeva sull’articolo di Qaisi.

La giornalista lavora per il quotidiano panarabo as-Sharq al-Awsat, con sede a Londra, e collabora con diversi altri siti d’informazione locali. Inoltre, è un’impiegata del ministero della Cultura iracheno e attiva nel campo della difesa dei diritti umani.

Secondo quanto riferito dall’Osservatorio per le libertà giornalistiche di Baghdad, il sequestro è avvenuto intorno alle 22 ora locale (le 20 ora italiana) quando otto uomini armati hanno fatto irruzione nell'abitazione della donna.

Gli aggressori, che erano in borghese e viaggiavano su auto senza targa, hanno assalito il cognato, legato il figlio sedicenne, e rubato un’automobile, oro, soldi, telefoni cellulari e computer.

Il primo ministro Haider al-Abadi ha dichiarato che le forze di sicurezza faranno tutto il possibile per trovarla e liberarla. Il governatore di Baghdad Ali Tamimi ha denunciato l’episodio come un atto barbarico volto a perseguitare e mettere il bavaglio ai giornalisti.

Come conferma un recente rapporto del Committee to Protect Journalists, l’Iraq è tra i paesi più pericolosi per chi lavora nel giornalismo.

Fonte: The Post Internazionale

È stata trovata la scatola nera dell'aereo precipitato in Russia

Secondo l’agenzia di stampa Tass, sono stati trovati anche alcuni corpi delle vittime tra cui quello del capitano

Fiori in ricordo delle vittime dell'incidente aereo deposte nel porto di Sochi, in Russia. Credit: Maxim Shemetov

La scatola nera dell’aereo russo precipitato nel Mar Nero il giorno di Natale è stata ritrovata, insieme ai cadaveri di alcune delle vittime martedì 27 dicembre dai sommozzatori che lavorano al recupero del relitto del Tupolev Tu-154. Lo riferisce l'agenzia Tass, ripresa dagli altri media russi.

"Durante le ricerche sotto la cabina di pilotaggio, è stata trovata una delle tre scatole nere", ha detto una fonte alla Tass, aggiungendo che "altre due scatole nere si trovano in coda all'aereo e devono ancora essere individuate".

Il registratore è stato recuperato e inviato a Mosca per essere analizzato.

Almeno tre i corpi ritrovati stamattina, che si aggiungono ai 12 già riportati in superficie, tra cui quello del comandante. A bordo dell’aereo militare si trovavano otto membri dell'equipaggio, otto soldati, due funzionari pubblici, 64 membri del coro militare Alexandrov e nove giornalisti.

Il volo era diretto a Latakia, città costiera siriana, ed era partito da Mosca, ma aveva fatto scalo all’aeroporto Adler di Sochi per fare rifornimento. Il coro Alexandrov si sarebbe dovuto esibire per le truppe russe di stanza in Siria in occasione dei festeggiamenti di capodanno.

Il ritrovamento della scatola nera sarà utile per capire le cause della tragedia. Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato la creazione di una commissione d'inchiesta per chiarire le circostanze e le ragioni dell'incidente aereo.

Le registrazioni audio degli ultimi scambi tra i controllori di volo e l'equipaggio a bordo dell'aereo non rivelano alcun segno di problemi tecnici. Le voci restano calme fino a che il segnale si interrompe. A quel punto i controllori tentano invano di ristabilire il contatto. Secondo quanto riferito da fonti locali, le condizioni metereologiche erano favorevoli.

Sin dal 30 settembre 2015, le forze armate russe sono scese in campo al fianco del presidente siriano Bashar al-Assad contro i ribelli.

Fonte: The Post Internazionale

lunedì 26 dicembre 2016

È morto George Michael

Il cantante britannico aveva 53 anni

George Michael.

Il cantante britannico George Michael è morto. Aveva 53 anni. Lo ha reso noto il suo agente. La pop star "se n'è andata in pace a casa sua", il 25 dicembre 2016 nel giorno di Natale.

Originariamente membro del duo pop Wham!, si è poi lanciato in una fortunata carriera da solista iniziata nel 1987 con l'album Faith (vincendo 2 Grammy Award negli Stati Uniti, come artista Rhythm and blues, pur non essendo afroamericano) e la relativa tournée mondiale.

Fonte: The Post Internazionale

Un aereo militare russo è precipitato nel Mar Nero

A bordo del velivolo c'erano 92 persone, per lo più militari, potrebbe non esserci alcun sopravvissuto

A bordo dell'aereo militare russo precipitato c'era il coro Alexandrov. Credit: Wikipedia

Un aereo militare russo con a bordo 92 persone è precipitato nel Mar Nero intorno alle 5:25 ora locale (le 3:25 in Italia) di domenica 25 dicembre 2016. A renderlo noto è il ministero della Difesa russo.

Il velivolo era scomparso dai radar pochi minuti dopo essere decollato da Sochi. Si trattava di un Tu-154 con a bordo otto membri dell'equipaggio, otto soldati, due funzionari pubblici, 64 membri del coro militare Alexandrov - inclusa la direttrice Valery Khalilov - e nove giornalisti.

Sul velivolo viaggiava anche Elizaveta Glinka, soprannominata dottoressa Liza, direttore esecutivo dell'organizzazione no profit Fair Aid, nonché vincitrice di un premio conferito dal governo russo per meriti nel campo dei diritti umani.

Il volo era diretto a Latakia, città costiera siriana, ed era partito da Mosca, ma aveva fatto scalo all’aeroporto Adler di Sochi per fare rifornimento. Il coro Alexandrov si sarebbe dovuto esibire per le truppe russe di stanza in Siria in occasione dei festeggiamenti di capodanno nell base aerea di Hmeimim.

Sin dal 30 settembre 2015, le forze armate russe sono scese in campo al fianco del presidente siriano Bashar al-Assad contro i ribelli.

Una dichiarazione rilasciata dal ministero riferisce che “frammenti dell’aereo Tu-154 appartenente al ministero della Difesa russo sono stati trovati nel Mar Nero a un chilometro e mezzo dalla costa di Sochi e a una profondità tra i 50 e i 60 metri”.

Finora sono stati recuperati diversi corpi, e non è stato individuato alcun sopravvissuto. Il presidente russo Vladimir Putin ha indetto per lunedì 26 dicembre un giorno di lutto nazionale.

Le registrazioni audio degli ultimi scambi tra i controllori di volo e l'equipaggio a bordo dell'aereo non rivelano alcun segno di problemi tecnici. Le voci restano calme fino a che il segnale si interrompe. A quel punto i controllori tentano invano di ristabilire il contatto.

Secondo quanto riferito da fonti locali, le condizioni metereologiche erano favorevoli.

Putin ha ordinato la creazione di una commissione d'inchiesta per chiarire le circostanze e le ragioni dell'incidente aereo.

Fonte: The Post Internazionale

domenica 25 dicembre 2016

Buon Natale


Auguro a tutti i lettori, assidui o frequentatori, e a tutti i blog amici di trascorrere un sereno e felice Natale 


Andrea De Luca

venerdì 23 dicembre 2016

MPS sarà salvata dallo Stato

L'operazione con capitali privati è fallita: il governo ha spiegato come la banca sarà salvata – per la terza volta – con soldi pubblici

(EPA/MATTIA SEDDA)

La sera di giovedì 22 dicembre il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che porterà al salvataggio di Monte dei Paschi di Siena. Qualche ora prima il consiglio di amministrazione della banca aveva ufficialmente dichiarato il fallimento dell’aumento di capitale da cinque miliardi di euro. L’operazione prevista dal decreto impiegherà parte di un fondo da 20 miliardi di euro che sarà utilizzata per una “ricapitalizzazione precauzionale”. Lo Stato diventerà il primo azionista di MPS con una quota di maggioranza assoluta che gli consegna il controllo della banca.

Lo stato, quindi, preparerà il nuovo piano industriale e guiderà la banca fino a che non sarà risanata. A quel punto, venderà le quote della società sul mercato. L’operazione di ricapitalizzazione con cui lo stato diventerà azionista di maggioranza durerà alcuni mesi, mentre quella di risanamento potrebbe durare un anno o più. Le regole europee prevedono che in casi come questo, quando lo stato salva una banca con denaro pubblico, azionisti e obbligazionisti vengano coinvolti nell’operazione, contribuendo al salvataggio con i loro soldi, in modo da non lasciare il peso del salvataggio soltanto ai contribuenti. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, però, ha detto che l’impatto per i risparmiatori sarà «minimizzato, se non reso nullo».

Di fatto, chi possiede azioni della banca avrà i suoi titoli diluiti fino al punto di essere sostanzialmente azzerati dall’aumento di capitale fatto dallo Stato. A seconda della forma che prenderà l’operazione e delle decisioni dei regolatori europei, saranno coinvolti in vario modo anche gli obbligazionisti, cioè coloro che hanno investito nella banca prestandole dei soldi. Il comunicato del governo scrive così:


Le condizioni della conversione delle obbligazioni subordinate in azioni sono determinate con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta della Banca d’Italia, da pubblicare in Gazzetta Ufficiale. Nel caso della Banca Monte dei Paschi di Siena le condizioni sono determinate nel decreto legge:


– la conversione delle obbligazioni Tier 1 – sottoscritte per lo più da clientela istituzionale – avverrà a un valore corrispondente al 75 percento del valore nominale;


– la conversione delle obbligazioni Tier 2 – sottoscritte per lo più da clientela retail – avverrà a un valore corrispondente al 100 percento del valore nominale.


I cosiddetti “retail” sono i piccoli risparmiatori, che sono circa 40 mila: in tutto MPS ha emesso circa 4,5 miliardi di euro di obbligazioni subordinate, le più rischiose e remunerative, 2 dei quali sono stati acquistati dai cosiddetti “retail”. I giornali scrivono che il piano del governo prevede la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni, e poi una loro successiva riconversione in obbligazioni ordinarie. In questo modo gli obbligazionisti retail potrebbero non subire alcuna perdita. Il piano comunque è ancora poco chiaro e i dettagli di come si svolgerà l’operazione non sono ancora stati pubblicati.

Il denaro utilizzato per salvare la banca fa parte dei 20 miliardi di euro che il governo ha a disposizione per interventi sul settore bancario. Il Parlamento ha autorizzato la spesa ieri con una veloce votazione in entrambe le camere. Il denaro sarà ottenuto emettendo nuovo debito pubblico a seconda delle esigenze che si presenteranno. Altre tre banche, Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Banca Carige, potrebbero avere bisogno di un aiuto pubblico nelle prossime settimane.

Anche dopo il salvataggio MPS avrà comunque bisogno di liberarsi di circa 27 miliardi di euro di crediti deteriorati, cioè prestiti che non riesce più a farsi restituire. Questi crediti sono la principale zavorra che ha appesantito i conti della banca e che l’ha portata vicina al fallimento. Dopo anni di crisi, infatti, la banca è riuscita a rimettere i suoi conti in ordine: è operativa e produce utili. Se non si libererà dei crediti deteriorati, però, continuerà ancora ad aver bisogno di molti capitali. Non è chiaro come procederà l’operazione di vendita di crediti deteriorati, ma con ogni probabilità sarà coinvolto Atlante, il fondo privato creato su forte spinta del governo proprio con lo scopo di aiutare le banche a liberarsi dei crediti difficili.

Fonte: Il Post

L'attentatore di Berlino è stato ucciso a Milano

Durante un normale controllo stradale in piazza Primo Maggio a Sesto San Giovanni, intorno alle 3 di notte, la polizia ha risposto al fuoco di un uomo uccidendolo

Una foto del presunto tunisino ricercato in Germania per l'attentato. Credit: Reuters

Secondo le informazioni che cominciano a emergere, l'uomo ucciso dalla polizia a Milano questa notte sarebbe proprio il 24enne tunisino Anis Amri, ricercato in tutta Europa per l'attentato di Berlino del 19 dicembre, durante il quale sono rimaste uccise 12 persone, inclusa l'italiana Fabrizia Di Lorenzo.

Un uomo è morto nei pressi di Milano durante un conflitto a fuoco con la polizia. Secondo quanto è emerso, durante un normale controllo stradale in piazza Primo Maggio a Sesto San Giovanni, intorno alle 3, un uomo ha estratto una pistola e ha sparato agli agenti di una volante che hanno risposto al fuoco uccidendolo.

Secondo quanto riferito dalla polizia, la volante si sarebbe fermata di fronte alla stazione di Sesto San Giovanni, per un controllo di routine. L'uomo, alla richiesta di mostrare i documenti avrebbe tirato fuori una pistola dallo zaino e avrebbe sparato a un poliziotto, colpendolo a una spalla.

A quel punto gli agenti avrebbero risposto al fuoco, colpendo l'aggressore, poi deceduto. Il poliziotto colpito alla spalla è stato portato all'ospedale di Monza: le sue condizioni non sarebbero gravi.

Non è chiaro se Amri fosse a piedi o in auto e come sia arrivato a Milano.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 22 dicembre 2016

C’è una donna italiana tra i morti di Berlino

Lo ha confermato la magistratura tedesca a Gentiloni e Alfano: si chiamava Fabrizia Di Lorenzo, aveva 31 anni

(Sean Gallup/Getty Images)

Una delle dodici persone uccise nell’attentato di lunedì a Berlino è una donna italiana, Fabrizia Di Lorenzo: lo hanno confermato il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Da giorni Di Lorenzo era considerata dispersa: il suo cellulare era stato trovato nei pressi del posto in cui il camion ha investito la folla e dal momento dell’attentato nessuno era più riuscito a mettersi in contatto con lei.

Di Lorenzo, originaria di Sulmona, aveva 31 anni e viveva a Berlino. Si era laureata all’università La Sapienza di Roma in mediazione linguistico-culturale, e poi in relazioni internazionali e diplomatiche a Bologna. Già il giorno successivo all’attacco, Alfano aveva detto di avere «indicazioni che ci portano a non escludere in questo momento l’ipotesi che ci possa essere una vittima italiana», ma che fosse necessario aspettare conferme dalla polizia tedesca. Oggi lo stesso Alfano ha diffuso una nota con quella conferma: «La magistratura tedesca, così come ha comunicato il ministero degli Affari Esteri della Germania, ha esaurito le verifiche necessarie e purtroppo, ormai, c’è la certezza che, fra le vittime, c’è l’italiana Fabrizia Di Lorenzo. Sono affettuosamente vicino alla famiglia e ai suoi cari, condividendone l’immenso dolore».

Il principale sospettato per l’attentato di lunedì a Berlino in cui sono morte 12 persone, si chiama Anis Amri ed è ancora ricercato dalla polizia federale tedesca: nei suoi confronti è stato emesso un mandato di arresto europeo ed è stata promessa una ricompensa di 100.000 euro per chi fosse in grado di fornire informazioni che aiutino la polizia ad arrestarlo. Intanto sono emersi nuovi dettagli sul suo conto, diffusi sia dalla polizia tedesca che dalla stampa. La più importante è stata comunicata da Ralf Jäger, ministro degli Interni della Renania Settentrionale-Vestfalia, che ha detto che Amri era già indagato da diverse agenzie di sicurezza tedesche perché sospettato di preparare «un grave atto di violenza contro lo stato». Ieri sera è anche venuto fuori che, prima di arrivare in Germania, Amri aveva passato quattro anni in carcere in Italia per avere partecipato a una violenta rivolta nel centro di accoglienza dei migranti a Lampedusa. Intanto Bild ha scritto che quattro persone sono state arrestate oggi in Germania con l’accusa di essere coinvolte in qualche modo con l’attentato a Berlino.

Fonte: Il Post

Entro domani sarà completata l'evacuazione di Aleppo

La Croce Rossa sostiene che 34mila persone abbiano lasciato la città da quando è iniziata l’evacuazione in seguito al cessate il fuoco

Per ultimare il trasferimento delle persone ad Aleppo est sono arrivati decine di pullman e centinaia di automobili. Credit: Ammar Abdullah

La Croce Rossa internazionale ha comunicato che l’evacuazione di civili e miliziani dai quartieri orientali di Aleppo occupati dai ribelli sarà completata entro la notte di giovedì 22 dicembre o al massimo nelle prime ore di venerdì.

Per ultimare il trasferimento sono arrivati decine di pullman e centinaia di automobili.

La Croce Rossa sostiene che 34mila persone abbiano lasciato la città da quando è iniziata l’evacuazione in seguito al cessate il fuoco, ma sono ancora migliaia coloro che attendono di essere sgomberati.

I civili sono stati trasferiti dai territori in mano ai ribelli nelle campagne a ovest di Aleppo e in alcuni centri accoglienza allestiti nella provincia di Idlib.

“L’evacuazione continuerà per l’intera giornata di oggi e probabilmente anche venerdì. Migliaia di persone devono ancora essere evacuate”, ha detto ai giornalisti il portavoce della Croce Rossa internazionale Ingy Sedky.

Le cattive condizioni climatiche, incluse forti piogge, neve e vento e i veicoli malridotti hanno rallentato le procedure di evacuazione, come ha denunciato Sedky. Il trasferimento era stato interrotto nelle ultime 24 ore, costringendo le persone a passare la notte al freddo.

Le ragioni di questo ritardo non sono chiare, ma i media del regime di Damasco hanno accusato i ribelli di Idlib di avere impedito ai bus di raggiungere due città assediate in mano ai miliziani sciiti alleati di Assad, che secondo gli accordi avrebbero dovute essere evacuate contemporaneamente ad Aleppo.

Nei giorni scorsi l’evacuazione era stata interrotta dopo che i ribelli di Jabhat Fateh al-Sham, in passato legati ad al-Qaeda, avevano attaccato e incendiato alcuni bus provenienti dai villaggi occupati dal regime.

L’esercito siriano sta attendendo che sia completata l’evacuazione di Aleppo prima di occupare con le sue truppe l’ultima zona rimasta finora in mano ai ribelli. Dopo quattro anni di combattimenti, grazie al sostegno dell’aviazione russa, l’esercito lealista è riuscito a sconfiggere i ribelli che controllavano circa metà della città.

Fonte: The Post Internazionale

mercoledì 21 dicembre 2016

Chi è il tunisino ricercato per l'attentato di Berlino

Sospettato di avere legami con l’Isis, era già stato identificato dalle autorità e doveva essere espulso dalla Germania

Una foto del presunto tunisino ricercato in Germania per l'attentato. Credit: Reuters

La polizia tedesca sta cercando un richiedente asilo tunisino dopo avere trovato un documento di identità sotto il sedile del tir che lunedì 19 dicembre si è schiantato contro il mercatino di Natale a Berlino uccidendo 12 persone.

Il ministro dell’Interno dello stato della Renania Nord-Westfalia Ralf Jaeger ha detto che l’uomo sarebbe arrivato in Germania nel luglio del 2015 e che la sua richiesta d’asilo era stata respinta.

A quanto pare aveva utilizzato differenti nomi in passato ed era stato identificato dalle autorità perché sospettato di essere in contatto con alcune cellule islamiste. L’uomo fino a febbraio aveva vissuto a Berlino ma recentemente era stato fermato in Renania Nord-Westfalia, come ha confermato Jaeger.

Dopo che la sua richiesta d’asilo era stata respinta sarebbe dovuto essere rimpatriato in Tunisia, ma ciò non era stato possibile perché non aveva i documenti. L’uomo era già era stato segnalato a novembre al centro tedesco per la lotta al terrorismo.

Gli ultimi dettagli aggiungono nuovi dubbi su eventuali errori commessi dalle autorità, che non sono state in grado di prevenire l’attacco, il peggiore avvenuto in Germania dal 1980.

Che i mercatini di Natale fossero un potenziale bersaglio per i militanti del sedicente Stato islamico è risaputo e anche nei giorni scorsi le autorità tedesche avevano sventato attacchi in luoghi simili.

Inoltre le modalità dell’attentato sono identiche a quelle della strage di Nizza nel giorno della festa della Bastiglia, in cui questa estate persero la vita 86 persone, e le autorità avrebbero quindi dovuto essere preparate a una simile evenienza.

A essere contestata, a un livello più ampio, è l’intera politica dell’accoglienza sostenuta da Angela Merkel, che ha aperto le porte della Germania a centinaia di migliaia di rifugiati siriani.

Secondo quanto riferito da fonti investigative, la carta di identità trovata sul tir riportava il nome di Anis Amri, nato nel 1992 nella città nel sud della Tunisia di Tataouine.

Un portavoce del governo tunisino ha detto che le autorità del paese africano stanno verificando l’identità.

Il ministro dell’Interno tedesco ha confermato che in tutta Europa c’è una caccia all’uomo del tunisino sospettato di essere l’autore dell’attentato, di cui per il momento si sono perse le tracce.

Le ricerche della polizia tedesca, secondo il quotidiano Rheinische Post, sono iniziate in un centro di accoglienza per migranti nella Germania occidentale, dove si pensa che l’uomo abbia vissuto almeno per un periodo.

L’attentato è stato rivendicato dal sedicente Stato islamico.

Fonte: The Post Internazionale

martedì 20 dicembre 2016

Le due nuove nomine della giunta Raggi

Chi sono il nuovo vicesindaco Luca Bergamo e il nuovo assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari, scelti dopo le dimissioni al comune di Roma degli ultimi giorni

Luca Bergamo con Virginia Raggi (ANSA/ANGELO CARCONI)

Nella serata di lunedì 19 dicembre, il sindaco di Roma Virginia Raggi ha annunciato di avere scelto un nuovo vicesindaco e un nuovo assessore alla Sostenibilità ambientale, dopo la serie di dimissioni e vicende giudiziarie della settimana scorsa che hanno coinvolto diversi membri dell’amministrazione della città e del Movimento 5 Stelle. Luca Bergamo, assessore alla Crescita culturale, ha accettato l’incarico da vicesindaco, mentre per l’Ambiente è stata scelta Pinuccia Montanari. Bergamo sostituisce Daniele Frongia, stretto collaboratore di Raggi ritenuto tra i responsabili della scelta di Raffaele Marra a capo del personale del comune di Roma (Marra è stato arrestato per corruzione il 16 dicembre scorso). Montanari sostituisce invece Paola Muraro, al centro di un caso giudiziario che va avanti da mesi e che ha portato a un avviso di garanzia nei suoi confronti. Le due nomine sono la ripartenza in tempi brevi promessa da Raggi in seguito all’arresto di Marra, per una sorta di rimpasto della giunta comunale, come abbiamo raccontato più estesamente qui.

Chi è Luca Bergamo
Laureato in Scienze politiche alla Sapienza di Roma, Luca Bergamo ha ricoperto in passato numerosi incarichi all’interno del comune di Roma. Dopo alcune esperienze in Olivetti e presso l’Autorità per l’informatica nell’amministrazione pubblica (AIPA, che ora si chiama Agenzia per l’Italia Digitale), a metà anni Novanta è diventato consulente per le Risorse umane e l’organizzazione in comune durante l’amministrazione di Francesco Rutelli. Nel 1999 è diventato responsabile delle politiche giovanili, mentre in seguito ha assunto incarichi esterni, soprattutto orientati all’organizzazione e alla gestione di “Enzimi”, un festival culturale in città.

Bergamo ha anche avuto incarichi a livello nazionale: durante il secondo governo Prodi fu scelto dall’allora ministro Giovanna Melandri per occuparsi dell’Agenzia Nazionale per i Giovani. Da quell’esperienza, Bergamo ha conservato diverse amicizie e conoscenze, soprattutto dentro e intorno al Partito Democratico. Durante la campagna elettorale per le amministrative non ha da subito partecipato sostenendo la candidatura di Raggi e più in generale quella del Movimento 5 Stelle, ma ha dato comunque la sua disponibilità per collaborare a un progetto nuovo di amministrazione della città.

La nota diffusa da Raggi sul nuovo vicesindaco è molto asciutta e formale, si parla genericamente di un impegno a “lavorare insieme per il cambiamento e il rinnovamento della nostra città”. La decisione è arrivata al termine di una complicata riunione con la maggioranza del M5S romano, sulla quale non sono stati diffusi dettagli né in modo esteso i criteri che hanno portato alla scelta di Bergamo.

Chi è Pinuccia Montanari
Laureata in giurisprudenza e filosofia, Pinuccia Montanari si occupa da molto tempo dei temi ambientali e ha lavorato ad alcune delle principali conferenze mondiali sul cambiamento climatico degli ultimi anni, compresa la Conferenza di Parigi del 2015 che ha portato all’approvazione del nuovo accordo per contrastare il riscaldamento globale. È coordinatrice del Forum per la democrazia ecologica presso la Fondazione ICEF (International Court of the Environment Foundation), un organismo non governativo e senza fini di lucro fondato in Italia e riconosciuto da ONU e Consiglio d’Europa per l’analisi e l’avanzamento di proposte in tema di ambiente.

Negli anni, Montanari si è occupata molto del ciclo dei rifiuti e delle soluzioni per ridurne l’impatto ambientale, lavorando presso l’Osservatorio nazionale rifiuti, come assessore all’Ambiente della città di Reggio Emilia tra il 2004 e il 2009 e ancora come assessore ai Parchi storici e per la decrescita presso il comune di Roma tra il 2009 e il 2012. Negli ultimi anni ha insegnato presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, dedicandosi alla ricerca e a progetti per la sostenibilità ambientale. Il nuovo incarico a Roma sarà probabilmente il più difficile della sua intera carriera, considerate le inefficienze del sistema per la raccolta e la gestione dei rifiuti, con i suoi costi molto alti se raffrontati alla resa del servizio.

Annunciando la scelta di Montanari, Raggi ha detto che “il tema dell’Ambiente e della gestione dei rifiuti rappresenta una delle priorità della nostra amministrazione. Pinuccia è una donna dalle idee innovative con una grande esperienza nel settore. E se da un lato occorre trasformare Roma in una città sostenibile, resiliente e inclusiva, dall’altro sono certa che porteremo avanti il risanamento di Ama: l’azienda capitolina deve superare le difficoltà che hanno impedito ai suoi dipendenti di svolgere efficientemente il proprio lavoro e ai cittadini di fruire di prestazioni degne di una capitale europea».

Fonte: Il Post

Beppe Sala si è disautosospeso

Il sindaco di Milano ha scritto su Facebook che torna a fare il sindaco di Milano, anche se l'indagine resta

Il sindaco di Milano, Beppe Sala (ANSA/STEFANO PORTA)

Beppe Sala, sindaco di Milano, tornerà a ricoprire il suo incarico dopo alcuni giorni di “autosospensione”, seguita alla notizia di un’indagine sul suo conto della procura di Milano. Sala ha scritto su Facebook che non ha voluto dare una risposta «normale e scontata» a quella notizia e che non è normale che il sindaco di Milano apprenda di un’indagine dalla stampa. «Ho scelto una via diversa, irrituale. Ho deciso di autosospendermi poiché su un punto non si può transigere: un professionista, un uomo d’azienda e, tanto più, un amministratore pubblico hanno nell’integrità morale l’elemento insostituibile della propria credibilità. Ne va della dignità personale e della concreta possibilità di agire nell’esclusivo interesse dei cittadini». Sala ha aggiunto però di aver parlato con la procura, che ringrazia, e di aver fatto verifiche con i suoi legali che «hanno chiarito sufficientemente il merito dell’indagine e l’inesistenza di altri capi di imputazione». E per questo torna a fare il sindaco.


Giuseppe Sala aveva deciso di autosospendersi dalla carica di sindaco di Milano cinque giorni fa, dopo aver saputo sui giornali di essere stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura generale nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta “Piastra dei servizi”, un pacchetto di lavori preparatori per Expo 2015. Secondo diversi giornali, i reati che riguarderebbero Sala, ex commissario unico di Expo, sarebbero concorso in falso ideologico e falso materiale. L’autosospensione è prevista dal regolamento del comune ed è valida quando viene formalizzata con il Prefetto: l’autosospensione porta a una rinuncia da parte del sindaco ai suoi poteri, che passano al vicesindaco, ha una durata limitata nel tempo e permette di evitare lo scioglimento del Consiglio comunale (che viene invece causato dalle dimissioni del sindaco).

L’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore generale di Milano Felice Isnardi, dopo che a fine ottobre la procura generale aveva assunto la competenza dell’indagine iniziata nel 2012 togliendola alla procura, che invece ne aveva chiesto l’archiviazione. La richiesta di archiviazione non era stata accolta dal gip Andrea Ghinetti, che aveva deciso di convocare le parti per la discussione e poi stabilire se archiviare o chiedere ulteriori indagini. La Procura generale aveva poi avocato il fascicolo ottenendo un mese di tempo per un primo approfondimento, e chiedendone qualche giorno fa altri sei per fare nuove indagini. Il prolungamento dell’indagine ha portato all”iscrizione nel registro degli indagati anche nuovi nomi, tra cui quello di Giuseppe Sala, oltre a quelli già presenti di Antonio Acerbo e Angelo Paris, manager di Expo, Piergiorgio Baita, amministratore delegato di Mantovani ed Erasmo Cinque e Ottavio Cinque, titolari di una delle società del consorzio che vinse l’appalto.

L’inchiesta riguarda in particolare l’aggiudicazione all’impresa Mantovani, con un ribasso del 42 per cento rispetto alla base d’asta che era di 272 milioni di euro, dell’appalto per i lavori preparatori sull’area di Expo necessari per poi costruire i padiglioni. L’impresa Mantovani si era aggiudicata la gara per 149 milioni di euro, cifra che secondo la Procura non era congrua con i prezzi di mercato. Nel 2014 gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria avevano scritto nel fascicolo delle indagini che l’assegnazione dell’appalto era avvenuta «in un contesto di evidente illegalità». I reati contestati a Giuseppe Sala, falso materiale e falso ideologico, riguardano l’alterazione o contraffazione di atti pubblici, nel primo caso, e l’attestazione in atti pubblici (che quindi non risultano alterati) di fatti non veritieri, nel secondo.

Il Corriere della Sera aveva ricostruito concretamente qual è l’accusa che viene fatta a Sala:


Il sostituto procuratore generale Felice Isnardi indaga Sala per quella ipotesi di falso che già anni fa era stata proposta da un rapporto della Guardia di finanza sulle modalità-lampo con le quali Expo nel maggio 2012 sostituì un componente della commissione aggiudicatrice dell’appalto sulla «Piastra» a causa di un potenziale profilo di incompatibilità: modalità-lampo finalizzate ad abbreviare la tempistica che altrimenti, con una procedura standard, avrebbe fatto slittare fuori tempo massimo l’avvio dei lavori, e conseguentemente messo a repentaglio l’apertura di tutta Expo 2015. Gli investigatori avevano cioè evidenziato la difformità tra una serie di telefonate intercettate il 30 maggio 2012 su come sostituire quel membro, e invece la data apparente del provvedimento di annullamento della nomina dei commissari, 17 maggio 2012, «giacché è palese — scriveva la Gdf — la retrodatazione».


Ma i pm non avevano indagato né Sala né altri per questa vicenda ritenendo che la retrodatazione costituisse una sorta di «falso innocuo», che cioè non avrebbe né sfavorito né favorito alcuno dei partecipanti.

Fonte: Il Post

Un camion contro la folla in un mercato di Natale a Berlino

Le vittime sono almeno 12 e una cinquantina i feriti. Secondo le autorità l'attacco è stato deliberato e potrebbe trattarsi di un atto terroristico

Un'immagine del camion che ha travolto la folla a Berlino

Aggiornamento: Una ragazza italiana potrebbe essere dispersa nell'attentato di ieri sera a Berlino. È quanto emerge da un post pubblicato nella tarda serata di ieri su Facebook da una utente del social network, probabilmente conoscente della ragazza, e successivamente condiviso da altre persone.

Nel post si legge che dopo l'attacco al mercatino di Natale è stato ritrovato il telefonino di una ragazza italiana, ma di lei non c’è nessuna traccia, e si lancia un appello a chiunque abbia notizie a comunicarle prontamente. Fonti contattate dall’agenzia stampa Agi confermano che si stanno facendo tutte le verifiche sul caso e che c'è preoccupazione per la sorte della ragazza italiana.

Il quotidiano tedesco Die Welt ha riportato che il sospetto in custodia in relazione all'attacco di Berlino è in possesso di un permesso di soggiorno temporaneo rilasciato a giugno 2016.

In precedenza una fonte della sicurezza tedesca aveva riferito che si tratta di un immigrato 23enne pakistano già noto alle autorità per reati minori.

Secondo l'agenzia di stampa Dpa, l'uomo interrogato dalla polizia ha negato qualsiasi coinvolgimento. In effetti, Die Welt cita una fonte di alto livello della sicurezza e sostiene che l'uomo di nazionalità pakistana fermato non è l'autore dell'attacco, il quale sarebbe invece armato e in fuga.

La polizia di Berlino ha rinnovato l'invito alla cittadinanza a segnalare alle autorità qualsiasi circostanza sospetta.

Nella tarda mattinata di martedì 20 dicembre la cancelliera Angela Merkel ha rilasciato una dichiarazione pubblica confermando che l'attacco nel mercatino di Natale berlinese è, presumibilmente, un attentato terroristico. "Sarà molto difficile affrontare tutto questo, e comprenderlo ... non vogliamo vivere nella paura e anche se adesso è difficile troveremo la forza di vivere la vita come facciamo in Germania: in modo aperto e libero".

Merkel ha inoltre assicurato che la politica dell'integrazione sposata da Berlino non cambierà.

Che cosa è successo nella serata del 19 dicembre

Intorno alle 20:14 di lunedì 19 dicembre, un camion è piombato su un affollato mercato di Natale nel centro di Berlino, in Germania. Il bilancio delle vittime del grave episodio di violenza è di almeno 12 morti e una cinquantina di feriti.

Il mercato colpito dal camion si trova a Breitscheidplatz, nella zona commerciale di Kurfusterdam, nell'ovest della città. I quotidiani tedeschi Berliner Zeitung e il Berlin Morgenpost hanno reso noto che il camion correva ad alta velocità non lontano dalla Chiesa della rimembranza.

Secondo quanto riferito dalla polizia berlinese, la dinamica dell'episodio lascia intendere che si tratti di un attacco deliberato e tende a escludere l'incidente, anche se nelle prime ore le autorità sono state riluttanti a parlare apertamente di attentato terroristico.

Dopo l'attacco si è diffusa la notizia che l'uomo che ha compiuto l'attacco era stato arrestato dopo un tentativo di fuga. Un testimone l'avrebbe infatti seguito per circa due chilometri mentre tentava di allontanarsi a piedi dirigendosi verso un parco dove, presumibilmente, avrebbe cercato di nascondersi. La polizia immediatamente allertata lo ha raggiunto fermandolo nei pressi della Colonna della Vittoria. All'inizio era stato riportato che si trattasse di un richiedente asilo di nazionalità afghana o pakistana arrivata in Germania a febbraio.

All'interno del veicolo è stato trovato il corpo senza vita di un uomo di nazionalità polacca, si tratterebbe dell'autista dell'automezzo. La compagnia di trasporti cui appartiene il camion ha infatti riferito di aver perso i contatti con il conducente intorno alle 16 di lunedì, quando il mezzo è stato probabilmente rubato dall'aggressore mentre viaggiava verso Berlino.

Testimoni oculari hanno raccontato ai media locali che il tir avrebbe viaggiato a una velocità di circa 65 chilometri orari e non avrebbe cercato di rallentare in alcun modo, fatto che avvalorerebbe l'ipotesi di un attacco terroristico simile a quello avvenuto a Nizza lo scorso 14 luglio.

Le forze dell'ordine hanno invitato i cittadini di Berlino a rimanere a casa per il resto della serata. La cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta sgomenta per quello che ha definito "un possibile attentato".

Secondo quanto dichiarato dalla coalizione sciita irachena Mobilitazione popolare, l'Isis avrebbe rivendicato l'attacco sui suoi canali web ma non ci sono ulteriori conferme.

Nelle scorse settimane la polizia aveva temuto attacchi contro i mercatini di Natale in Germania. Il 26 novembre la polizia aveva arrestato un 12enne che voleva far esplodere una bomba presso un mercatino di Natale a Ludwigshafen.

(qui sotto alcuni passaggi del discorso di Angela Merkel)



Fonte: The Post Internazionale

lunedì 19 dicembre 2016

Un uomo ha ucciso l’ambasciatore russo in Turchia

Durante un suo discorso a una mostra fotografica ad Ankara: anche l'assalitore è morto

L'assalitore pochi istanti dopo avere sparato all'ambasciatore russo in Turchia (AP Photo/Burhan Ozbilici)

Un uomo armato ha ucciso l’ambasciatore russo in Turchia, Andrei Karlov. Al momento dell’aggressione, Karlov stava tenendo un discorso all’inaugurazione di una mostra organizzata ad Ankara, la capitale della Turchia. L’aggressore ha sparato otto colpi e poi ha urlato: «Non dimenticatevi di Aleppo, non dimenticatevi della Siria!»; è stato ucciso a sua volta dalla polizia. La televisione privata turca NTV dice che altre tre persone sono rimaste ferite nell’attacco. L’ambasciata russa ad Ankara ha detto di credere che sia stata un attacco di un islamista radicale, ma per ora non si hanno notizie certe.

L’assalitore vicino all’ambasciatore Andrei Karlov, qualche istante dopo l’aggressione alla mostra di arte ad Ankara (AP Photo/Burhan Ozbilici)

L’ambasciatore russo in Turchia Andrei Karlov. La foto è stata scattata prima dell’aggressione (AP Photo/Burhan Ozbilici)

Fonte: Il Post

Sei mesi di errori

Breve storia di Virginia Raggi e del Movimento 5 Stelle a Roma, tra pasticci burocratici, complotti, scontri interni e inchieste giudiziarie

(AP Photo/Gregorio Borgia)

Il 19 giugno Virginia Raggi è stata eletta sindaco di Roma al ballottaggio con il 67,15 per cento dei voti, il risultato migliore in città da quando è stata introdotta l’elezione diretta dei sindaci. Da quel giorno sembrano essere passati molto più di sei mesi. Dopo una lunga e laboriosissima composizione della Giunta comunale, oggi Roma è senza vicesindaco, senza capo di gabinetto e senza direttori generali nelle più importanti società partecipate cittadine. La giunta è stata decimata da dimissioni e inchieste della magistratura, mentre il Movimento 5 Stelle romano è diviso e attraversato da rivalità che emergono sotto forma di fughe di notizie e indiscrezioni fatte arrivare ai giornalisti.

Secondo esperti e giornalisti, il Movimento 5 Stelle ha pagato la mancanza di una leadership chiara e le divisioni interne, le difficoltà di attrarre personale qualificato, da cui a sua volta deriva una scarsa conoscenza del funzionamento della pubblica amministrazione e la necessità di affidarsi a persone apparentemente tecniche ma in realtà rappresentanti di interessi poco trasparenti. In altre parole quelli che vengono considerati i punti di forza del Movimento – la sua “novità”, la sua mancanza di una struttura professionale – sembrano essere almeno in parte anche le cause del fallimento della sua prima vera prova di governo.

Il caso Marra
Questi problemi emergono con chiarezza nella storia di Raffaele Marra, il capo del personale del comune arrestato venerdì scorso con l’accusa di corruzione. Marra, spesso definito il “braccio destro” di Raggi, è un dirigente esperto di pubblica amministrazione: uno che «sapeva i regolamenti a memoria», secondo quanto diceva la stessa sindaca. È un ex ufficiale della Guardia di Finanza, nominato dirigente dell’Agenzia per lo sviluppo del settore ippico dall’allora ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno che poi lo porto con sé quando nel 2008 venne eletto sindaco di Roma. Marra ha lavorato soprattutto come dirigente per amministrazioni di centrodestra, ma ha lavorato anche per il presidente del Lazio Nicola Zingaretti, del PD.

Fino a oggi Marra non era mai stato coinvolto in inchieste giudiziarie, ma era spesso descritto come molto vicino ad alcune persone molto discusse, come Franco Panzironi, un altro dirigente pubblico vicino al centrodestra, coinvolto in “Mafia Capitale” e nella “parentopoli” dell’AMA, caso per cui è stato condannato in primo grado a cinque anni e tre mesi. Per questa ragione Marra è stato spesso criticato da giornalisti ed esponenti del Movimento 5 Stelle, ma per via della sua competenza tecnica era invece ammirato da Raggi e dai suoi collaboratori più stretti. Il 28 giugno, appena dieci giorni dopo la vittoria al ballottaggio, il primo atto di Raggi fu nominare Marra vicecapo di gabinetto e il suo collaboratore Daniele Frongia capo di gabinetto, due incarichi che rappresentano il “braccio operativo” di un sindaco.

Fu un atto affrettato tecnicamente e politicamente, alla prova dei fatti. Frongia risultò incompatibile con la carica di capo di gabinetto a causa della cosiddetta “legge Severino”: in quanto consigliere comunale eletto non poteva ricoprire una carica dirigenziale. La nomina di Marra, invece, non piacque al “comitato di controllo” che Beppe Grillo aveva assegnato a Virginia Raggi. Il comitato del partito, di cui facevano parte la senatrice Paola Taverna e la deputata Roberta Lombardi, rispondeva direttamente a Grillo: Raggi era obbligata da un contratto (sulla cui legalità ci sono molti dubbi) a consultarlo per ogni decisione importante. Quell’episodio mostrò per la prima volta le contrapposizioni che stavano nascendo nel Movimento 5 Stelle a Roma: «La divisione più semplice da fare è quella tra i sostenitori della Raggi e di Roberta Lombardi», ha spiegato al Post Jacopo Iacoboni, giornalista della Stampa ed esperto delle dinamiche interne al Movimento.

Lombardi e Taverna fecero sapere pubblicamente che disapprovavano la nomina di Marra: Lombardi lo definì «un virus» che stava infettando il Movimento. Altri dirigenti del partito si schierarono con Raggi: il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, difese la scelta di Raggi e disse che il Movimento non aveva «pregiudizi su chi ha lavorato in altre amministrazioni». A metà luglio lo scontro divenne particolarmente intenso e, secondo le voci riportate dai giornali, Raggi arrivò a minacciare le dimissioni nel caso in cui l’avessero obbligata a rinunciare all’aiuto di Marra. Alla fine venne trovato un compromesso: il suo collaboratore Frongia venne promosso vicesindaco, mentre Marra conservò la sua posizione almeno fino al suo arresto, la scorsa settimana (in seguito il Movimento ha costretto alle dimissioni anche lo stesso Frongia e Salvatore Romeo, capo della segreteria politica e importante collaboratore di Raggi).

Le dimissioni dei tecnici
Il 7 luglio, 18 giorni dopo la vittoria alle elezioni, Raggi presentò la sua giunta con più di una settimana di ritardo sulla sua compagna di partito, Chiara Appendino, sindaca di Torino, e sugli altri sindaci delle grandi città, Giuseppe Sala a Milano e Luigi De Magistris a Napoli. Comporla non era stato semplice. «Il Movimento 5 Stelle ha difficoltà ad attirare personale qualificato», spiega il professor Roberto Biorcio, professore di sociologia all’Università Milano-Bicocca e autore del libro “Politica a 5 Stelle“: «In parte perché molte persone con esperienza sono legate ad altri partiti, in parte perché gli manca la rete di relazioni necessaria a identificare i candidati più adatti».

Anche il clima di diffidenza reciproca e fughe di notizie creato dallo scontro su Marra e Frongia non aiutò la scelta. Il risultato: le posizioni più importanti nella giunta furono occupate da “tecnici” suggeriti da Francesco Paolo Tronca, il prefetto che aveva governato Roma da commissario dopo le dimissioni del sindaco Ignazio Marino. Tra loro i più importanti erano l’assessore al Bilancio, Marcello Minenna, 44 anni, professore all’università Bocconi di Milano ed ex analista della CONSOB; e Carla Raineri, 61 anni, magistrato della Corte d’appello di Milano, nominata capo di gabinetto al posto di Frongia. Il rapporto tra i “tecnici” e il gruppo di Raggi fu teso fin da subito; in particolare quello tra Raineri e il suo vice, Marra. A un certo punto qualcuno fece arrivare ai giornali la notizia che Raineri guadagnava 193 mila euro l’anno, causandole critiche tra gli attivisti del Movimento. Alla fine di agosto, come ha raccontato il giornalista del Corriere della Sera Sergio Rizzo:


Sulla scrivania del presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone piove una lettera con la quale il Comune di Roma chiede lumi sulla compatibilità di Carla Raineri, che fra l’altro ha pure la delega per la lotta alla corruzione. La lettera è firmata Virginia Raggi, ma l’ha scritta il vice di Carla Raineri: Marra. Chi l’ha letta giura che, per come il quesito è formulato, la risposta negativa di Cantone è scontata. Carla Raineri ci mette un minuto per capire che l’hanno voluta far fuori. Anche perché è impensabile che una della sua esperienza si esponga a un giudizio di incompatibilità, e prima di accettare l’incarico ha fatto ogni possibile verifica.


Fu uno dei molti episodi simili che avvennero in quei giorni e che continuano anche oggi. «Quello che abbiamo documentato in questi mesi è una profonda rissosità e divisione all’interno dei militanti del Movimento 5 Stelle: c’è una grandissima tendenza alla “faida” e alle accuse reciproca», spiega Iacoboni. Dopo la fuga di notizie Raggi disse che avrebbe revocato l’incarico di Raineri, che in risposta si dimise immediatamente. Minenna, appena tornato dalle ferie, fece la stessa cosa, seguito immediatamente da altri tre manager che Tronca aveva nominato alla guida di importanti società municipalizzate (qui avevamo raccontato la cronaca di quei giorni).


In poche ore divenne chiaro che Raggi non si aspettava quelle dimissioni e non aveva persone con le quali sostituirle. Il Movimento non spiegò cosa stava succedendo per quasi un’intera settimana e per tutto settembre la città rimase senza assessore al Bilancio, la carica più delicata dell’intera giunta. Vennero proposti in maniera rocambolesca e poi scartati una serie di nomi, spesso improbabili, e alla fine la questione dell’assessore al Bilancio venne risolta con due compromessi: la nomina al Bilancio di Andrea Mazzillo, coordinatore dello staff di Raggi, e quella di un imprenditore veneto vicino al centrodestra e a Gianroberto Casaleggio, Massimo Colomban, alle Partecipate. Gli altri incarichi lasciati scoperti dalle dimissioni di settembre sono ancora vuoti, tre mesi dopo: e sono le società che gestiscono i trasporti pubblici e i rifiuti, due delle questioni più importanti e delicate della città.

Il caso Muraro
Il pasticcio più imbarazzante per il Movimento 5 Stelle a Roma però è probabilmente quello dell’ex assessore all’Ambiente Paola Muraro, che si è dimessa una settimana fa dopo aver ricevuto un avviso di garanzia. Muraro è stata per 12 anni una consulente di AMA, l’azienda municipalizzata che gestisce lo smaltimento dei rifiuti a Roma: anche lei è considerata vicina a dirigenti di centrodestra come Panzironi, e con un ruolo particolarmente importante in una serie di impianti di trattamento dei rifiuti, i tritovagliatori, di proprietà dell’imprenditore Manlio Cerroni, che è anche proprietario della famigerata discarica di Malagrotta chiusa dall’ex sindaco Ignazio Marino. Secondo i magistrati, Muraro avrebbe avuto in passato rapporti poco trasparenti con Cerroni, arrestato nel 2014 con l’accusa di traffico di rifiuti. Quando era assessore Muraro insistiva affinché venissero usati soprattutto gli impianti di Cerroni per trattare i rifiuti prodotti da Roma, scontrandosi spesso con gli ex dirigenti di AMA.

Muraro sapeva di essere indagata da luglio, ma quando le prime voci di un suo coinvolgimento si diffusero tra i giornalisti, lei disse di non aver ricevuto “alcun avviso di garanzia”: un’affermazione omissiva ma formalmente corretta, visto che aveva scoperto di essere indagata facendo una richiesta di informazioni alla procura e non grazie a una comunicazione della procura stessa. Dell’indagine sapevano anche la sindaca Raggi e il vicepresidente della Camera Di Maio (qualcuno fece arrivare ai giornali una mail che dimostrava che era stato informato). In quei giorni le fughe di notizie furono così numerose da costringere lo stesso Grillo a intervenire.


Il Movimento fu molto criticato, anche dai suoi stessi attivisti, per aver tentato goffamente di coprire la vicenda, soprattutto perché in passato era stato severissimo con gli altri partiti e i rivali interni: essere indagati, sostenevano in passato i dirigenti del Movimento, obbligava a dimissioni immediate.

Che cosa ha fatto Raggi?
In questi giorni circola online un post in cui un’attivista del Movimento elenca i “successi” ottenuti dalla giunta Raggi che, secondo lui, sarebbero stati oscurati dai media nazionali. L’elenco comprende una serie di piani solo promessi e non ancora realizzati, come la riforma della polizia locale; progetti approvati dai sindaci precedenti, come l’arrivo di alcuni nuovi autobus; iniziative controverse, come la lotta all’abusivismo commerciale, da un lato contrastata con operazioni di polizia e dall’altro legalizzata, con l’ampliamento delle licenze e l’appoggio ai cosiddetti “bancarellari”, i potenti e influenti ambulanti autorizzati, come quelli della famiglia Tredicine in pessimi rapporti con la giunta Marino, che li aveva estromessi dal centro storico.

Gli accordi fatti dal comune con gli ambulanti mostrano un’altra delle caratteristiche dei primi sei mesi di amministrazione del Movimento, spiega Iacoboni: «Una continua e costante ricerca di compromesso, o in alcuni casi una filiazione e provenienza diretta, con i soggetti esistenti: gli studi di avvocati d’affari dell’ex giro Previti, Muraro, gli imprenditori dei rifiuti, che a Roma chiamano “i monnezzari”, alcuni palazzinari, la destra Panzironi-Alemanno, ma anche i sindacati di base all’interno delle municipalizzate, AMA e ATAC, che sono state vere basi elettorali dei cinque stelle a Roma».

È impossibile risolvere i problemi di una città complessa come Roma in sei mesi, ed è ancora più difficile farlo con una giunta traballante e tra le critiche e i complotti della propria stessa maggioranza. In questo scenario, spiega Iacoboni: «Virginia Raggi – che ora nel M5S cercano di far passare come unico capro espiatorio, come qualcosa di esterno al M5S – è invece la quintessenza del Movimento 5 Stelle: una forza politica molto scalabile sia dall’interno che dall’esterno, cioè dai poteri che si trova davanti. Nel caso di Roma, gruppi di interesse vicini al centrodestra». La tesi di Matteo Orfini, deputato romano e presidente del PD, è che Raggi – che ha lavorato per lo studio legale che ha assistito Cesare Previti, Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Mediaset – sia «organica alla peggiore destra romana».

Secondo il professor Biorcio, con una leadership forte, come quella che ha annunciato Grillo alla fine dello scorso settembre, il Movimento potrebbe evitare le insidie che hanno danneggiato Raggi negli ultimi sei mesi e dimostrarsi in grado di gestire una città complessa come Roma. Diversi giornalisti hanno ipotizzato negli ultimi giorni che Grillo voglia portare avanti un piano di accentramento, facendo nominare alla carica di vice-sindaco l’assessore al bilancio Colomban, che aveva imposto lo scorso settembre. Colomban però sembra non voler fare la fine dei tanti che lo hanno preceduto. Lunedì 19 dicembre ha fatto sapere di non essere disponibile a fare il vicesindaco.

Fonte: Il Post