lunedì 7 dicembre 2015

Il Venezuela volta le spalle al chavismo

L’opposizione festeggia la vittoria alle legislative a Caracas, il 7 dicembre. (Luis Robayo, Afp)

Dopo 17 anni dalla prima vittoria di Hugo Chávez, l’opposizione in Venezuela ha vinto le elezioni legislative. La Mesa de la unidad democrática (Mud) ha conquistato 99 seggi, contro i 46 del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) a cui appartiene l’attuale presidente Nicolás Maduro. Restano da assegnare ancora 22 seggi.

La crisi economica, l’insicurezza e la mancanza di pluralismo politico, con la persecuzione e l’arresto di diversi dirigenti dell’opposizione negli ultimi anni, hanno determinato la sconfitta del partito di governo. Maduro ha riconosciuto in un discorso in tv “la sconfitta elettorale” e ha attribuito alla “crisi economica” la responsabilità della sconfitta. Il presidente ha definito la vittoria dell’opposizione “una controrivoluzione”. Già nel 2010 l’opposizione aveva ottenuto un numero di voti totali maggiore del partito di governo, ma le divisioni interne e la legge elettorale che dà più peso alle circoscrizioni rurali per l’assegnazione dei seggi rese possibile al Partito socialista venezuelano di mantenere il controllo del parlamento.

I risultati del voto
La partecipazione al voto è stata del 74,2 per cento, un dato significativo. In queste votazioni è emersa la frattura esistente all’interno della società civile venezuelana, che si è andata polarizzando in questi anni tra sostenitori del chavismo e suoi oppositori.

L’unità dell’opposizione. Per la prima volta i partiti dell’opposizione si sono presentati in un’unica coalizione: la Mesa de la unidad democrática. Della coalizione fa parte uno spettro molto ampio di partiti: dai socialdemocratici ai liberali, fino all’estrema destra.

I risultati. La maggioranza dei seggi del parlamento sarà controllata dalla Mesa de la unidad democrática con 99 parlamentari e il Partito socialista unificato del Venezuela (Psuv) si ferma a 46 parlamentari. Il partito indigenista ha conquistato due seggi su un totale di 167 seggi. Il presidente rimane Nicolás Maduro, ma l’assemblea sarà controllata dall’opposizione.

Le proposte dell’opposizione. Tra le prime leggi che l’opposizione ha proposto c’è l’amnistia di tutti i prigionieri politici e una legge che permetta maggiore libertà di espressione nel paese.

Perché l’opposizione vuole la maggioranza qualificata del parlamento?
Fino a oggi i chavisti hanno controllato il parlamento con 101 deputati, e l’obiettivo dell’opposizione è conquistare la maggioranza qualificata dei seggi (i tre quinti dei seggi), perché questo permetterebbe all’assemblea nazionale di mettere il veto sui decreti voluti dal presidente della repubblica. Per ora la Mesa de unidad democrática (Mud) ha conquistato 99 seggi, mentre il Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) ne ha 46, rispetto ai 66 che aveva finora. Rimangono da assegnare 22 seggi nei collegi più controversi, che definiranno il potere dell’opposizione e del parlamento rispetto all’esecutivo. Ecco tre scenari possibili: 

L’opposizione ha la maggioranza semplice. Se fossero confermati i 99 parlamentari della Mesa de unidad democrática (Mud), l’opposizione avrebbe la maggioranza semplice che gli permetterebbe di promulgare leggi ordinarie, di eleggere il consiglio direttivo della camera, i magistrati del Tribunale supremo o i membri della Procura generale. Questa maggioranza permetterà di approvare un’amnistia per i prigionieri politici come il leader di Voluntad popular, Leopoldo López, condannato a 13 anni di carcere. 

L’opposizione ha la maggioranza dei tre quinti (101 seggi). Con la maggioranza qualificata, l’opposizione potrebbe approvare leggi sulla sicurezza nazionale e sull’economia e mettere il veto sui decreti voluti dall’esecutivo.

L’opposizione ha la maggioranza dei due terzi (110 o più seggi). Secondo la costituzione, in vigore dal 1999, una maggioranza dei due terzi dei parlamentari ha il potere di nominare o rimuovere i magistrati del tribunale supremo, i membri del Consiglio nazionale elettorale, promuovere referendum, riforme costituzionali e convocare l’assemblea costituente.

Fonte: Internazionale

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