martedì 23 giugno 2015

Expo, il controllo a distanza dei lavoratori esiste già

Alla kermesse milanese Manpower fa usare un’app con geolocalizzazione per timbrare il cartellino. E per la registrazione si usa la mail personale

Lidia Baratta

(Getty Images/Vincenzo Lombardo)

Applicazioni per smartphone con geolocalizzazione e ingressi nei padiglioni tramite l’indirizzo email personale. Mentre a Roma i sindacati gridano al “Grande Fratello” per la norma prevista dal Jobs Act che consente il controllo a distanza dei dipendenti, a Milano si sarebbe passati ai fatti già da un po’. Gli oltre 500 lavoratori assunti da Expo spa tramite l’agenzia Manpower sono stati invitati ad attivare su tablet e telefonini personali un’applicazione con geolocalizzazione per timbrare il cartellino in entrata e uscita dal sito espositivo. Alla app si accede tramite l’indirizzo di posta elettronica «fornito a Manpower in fase di assunzione». Cioè: la propria email personale. E per farla funzionare è necessario attivare il wifi o il Gps, con il rischio che i lavoratori possano essere controllati a distanza in qualsiasi momento. Dentro e fuori Expo. Proprio quello che i sindacati contestano al decreto del Jobs Act, in esame nelle Commissioni, che modifica l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori.

La denuncia arriva dal Nidil, la costola della Cgil che si occupa dei lavoratori atipici. «Ci sono arrivate decine di segnalazioni da parte dei lavoratori assunti nei padiglioni di Expo che ci chiedono una opinione sulla legittimità o meno dei metodi usati da Manpower», spiega Maurizio Crippa, segretario del Nidil Milano. «Abbiamo chiesto un incontro con l’agenzia per capire se ci sia stata una violazione dell’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori. Almeno finché non passa il decreto, la presenza di video e controlli a distanza deve essere discussa con le parti sociali».

Per la gestione delle presenze dei lavoratori nel sito di Expo, Manpower ha realizzato un sistema digitale di monitoraggio insieme a Microsoft e PeopleLink. L’applicazione People@TimeMap, realizzata da People Link, permette di rilevare i dati di presenza dei dipendenti in movimento. Attraverso lo smartphone, i dipendenti possono inviare, in qualunque luogo si trovino, le timbrature al sistema. Che identifica persona, data e ora di ingresso e uscita.

I lavoratori assunti a Expo, in pratica, timbrano il cartellino attraverso il proprio smartphone personale quando entrano ed escono dal sito. E «per scaricare la app», spiega Crippa, «si usa la propria email personale comunicata a Manpower al momento dell’assunzione, fornendo quindi tutti i propri dati, con un evidente rischio di violazione della privacy». Non solo: «Per far funzionare l’applicazione, è stato comunicato che è necessario attivare il wifi o il Gps». Ed è qui l’inghippo, perché, dice Crippa, «i lavoratori dicono che devono tenere il Gps della app sempre acceso e quindi sono controllabili a distanza in ogni momento dentro e fuori l’Expo».

Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp, le tre sigle che nei sindacati confederali si occupano dei lavoratori atipici, in un comunicato congiunto contestano a Manpower la violazione dell’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, quello che vieta “l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori” a meno che non ci sia un accordo con le parti sociali.

Manpower ha fatto sapere di essere disponibile a un incontro con i sindacati per illustrare il funzionamento dell’applicazione. Il sistema tecnologico usato, dicono dalla multinazionale, «è uno strumento che rileva esclusivamente la presenza del lavoratore presso il sito Expo al momento dell’ingresso nel luogo di lavoro. Ciò avviene tramite il Gps dello smartphone del lavoratore. Non è quindi un sistema di geolocalizzazione, e di conseguenza non monitora i lavoratori durante lo svolgimento dell'attività. Proprio perché non comporta nessun controllo delle attività prestate dal lavoratore, questo strumento è totalmente in linea con le normative vigenti». Per quanto riguarda l’uso dell’email personale, Manpower risponde che l’indirizzo «che il lavoratore utilizza, esclusivamente per il proprio riconoscimento, è quello fornito dallo stesso lavoratore al momento della sigla del contratto di lavoro per il quale viene manifestato il proprio consenso per un suo utilizzo per fini lavorativi». La app, sottolineano, «serve per aderire a uno specifico adempimento di legge che obbliga il datore di lavoro a raccogliere la presenza dei suoi lavoratori». In più, «l’adesione a questo sistema di rilevazione della presenza sul luogo di lavoro avviene su base volontaria in quanto a tutti i lavoratori viene lasciata la libertà di scegliere tra l’utilizzo di questa nuova tecnologia oppure di registrare la propria presenza tramite badge attraverso i rilevatori dislocati sul sito Expo». Rilevatori, quelli tradizionali, che però non si trovano in tutti i padiglioni di Expo.

Il sistema tecnologico, sottolineano da Manpower, è stato tra l’altro «condiviso con Expo e con i sindacati che partecipano all’Osservatorio permanente». Lo stesso che ha sottoscritto la clausola di tregua sullo sciopero dei lavoratori. E che ha dato il via libera ai contratti a tempo determinato senza causalità e agli apprendistati deregolamentati.

Fonte: Linkiesta.it

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