venerdì 13 febbraio 2015

L'Italia precipita dal 49° al 73° posto per la libertà di stampa

Brutte notizie dall'annuale classifica di Reporter Sans Frontiéres


La situazione della libertà di stampa nel mondo è in peggioramento secondo RSF ( Reporter Sans Frontiéres) e l’Italia riesce comunque a precipitare dal 49° al 73° posto della classifica stilata ogni anno dall’organizzazione che si batte per la libertà d’informare.


SIAMO TRA QUELLI PEGGIORATI DI PIÙ - Andorra è il paese che ha fatto peggio, perdendo 27 posizioni dal 5° posto in classifica al 32°, seguita da Timor Est che ha perso 26 posizioni, dal Congo che ne ha perse 25 e poi dall’Italia, che ha perso 24 posizioni finendo al 73° posto.

L’ITALIA DELLE INTIMIDAZIONI E DELLE QUERELE - A rovinare la già pessima classifica nel nostro paese sono state le aggressioni e gli atti vandalici ai danni dei giornalisti (43 aggressioni e 7 auto incendiate), ma anche e soprattutto l’impennata di denunce, cresciute dalle 84 del 2013 alle 129 nei primi dieci mesi del 2014. Denunce per lo più firmate da personaggi pubblici, con un robusto contributo dei politici, su tutti il Movimento 5 Stelle, che ultimamente distribuisce denunce come fossero caramelle. Una pratica che per RSF, e non solo, costituisce una censura almeno tentata e un’intimidazione e che non migliorerà certo se le nuove proposte di legge in materia di diffamazione dovessero vedere la luce così come sono state presentate in Parlamento.

LEGGI ANCHE: Matteo Renzi contro i talk show. Libertà di stampa contro libertà d’opinione

CHI MINACCIA I GIORNALISTI - Secondo RSF le maggiori criticità a livello globale scaturiscono dall’emergere di minacce da parte di attori non statali, come l’ISIS, ma anche dall’avanzare da leggi che puniscono la blasfemia e che insieme a quelle esplicitamente intitolate alla censura contribuiscono a silenziare al stampa. Non manca neppure la preoccupazione per la censura portata in nome della «sicurezza nazionale», che in molti paesi si traduce in censure, spionaggio illegale dei giornalisti, quando non in vere e proprie intimidazioni a colpi di violenze o di galera.

Fonte: Giornalettismo

Nessun commento: