martedì 4 giugno 2013

Crisi: le rinunce cambiano lo stile di vita degli italiani

Sei famiglie su dieci sono in seria difficoltà, il 70% taglia cure mediche e generi alimentari.

La cinghia ormai è stretta a tal punto da non trovare più appigli, oltre non si può andare e per sopravvivere gli italiani risparmiano sulla salute, eliminando visite mediche, analisi e radiografie, ma non solo.

In forte aumento (+9%) negli ultimi due anni sono coloro che si rivolgono al Supermarket "Low Cost", per acquistare i generi alimentari di prima necessità, riducendo di molto quantità e qualità dei prodotti.

In breve, la crisi non lascia scampo e la recessione continua a regnare sovrana nelle case del belpaese, cambiando radicalmente usi e abitudini, mutando in maniera tangibile un futuro diversamente roseo. 

L'espressione più alta del disagio sociale ed economico risiede nel sud del paese col 73% delle famiglie che non riesce ad arrivare neanche alla seconda settimana del mese, rispetto al 62% del centro-nord, dove in termini incrementali, la variazione diminuisce di circa undici punti percentuali, nonostante lo stallo della produzione industriale.

Cambiano i giudizi e le attese sull'attuale situazione in cui versa il paese: le opinioni a livello nazionale mostrano un quadro sociale profondamente modificato, dove la spirale dei consumi si è ridotta ai minimi storici, nonostante l'attenuazione della dinamica inflazionistica, mentre per ciò che concerne l'elevato tasso di disoccupazione elemento diretto della componente congiunturale, non sembra esserci nessuna via d'uscita imminente.

Dalla fotografia del sistema paese, esce un altro quadro, profondamente preoccupante, inerente al mercato del risparmio e degli investimenti, ridotti al limite (peraltro i dati sono confermati dalla disponibilità di denaro sottratta al consumo), e sulla stessa scia le compravendite immobiliari, con un crollo pari al 22,4%, il peggior dato dal 1985, insomma la situazione è tutt'altro che sotto controllo.

Infine, bisogna analizzare il complesso dell'attività economica nazionale in termini di Pil (prodotto interno lordo), prevedendo una nuova contrazione dell'1,3% nell'anno in corso, che non riassorbirà la crescita futura per via dell'elevato tasso di disoccupazione, (sono oltre 3 milioni le persone in cerca di lavoro), e se non s'interviene sulla crescita strutturale della nazione, difficilmente si riuscirà a spezzare questo circolo improduttivo a elevato default sistemico.

Fonte: AgoraVox Italia

1 commento:

Anonimo ha detto...

Difficoltà per il 60%.. certo che è un problema. Mettiamo nelle statistiche anche i senzatetto(barboni)?

Jan